Gli artisti e i designer fanno fatica a pronunciare la parola “bricolage”, anche se nelle loro moderne sperimentazioni verso il riuso, il riciclo e la decontestualizzazione di comuni oggetti altrimenti destinati al “fine vita”, portano alla luce una delle essenze storiche e tradizionali della pratica del bricolage, quando la necessità e la cultura del fare portava gli uomini a non buttare nulla e a riutilizzare tutto.
Alla Triennale di Milano, fino al 15 dicembre è di scena una piccola mostra intitolata Recupero, che si può visitare gratuitamente e che mette in evidenza alcune opere disegnate dagli artisti e dai designer di Artwo e realizzate dai detenuti della Casa Circondariale di Rebibbia. Tutti gli oggetti esposti sono costruiti utilizzando altri oggetti e materiali di uso comune: curiosa la lampada di Michele Giangrande realizzata con la carta moschicida, o il vaso di carta di Alessandro Mendini, o ancora l’appendiabiti costruito con due cazzuole di Yone Hidalgo.
Artwo è un’associazione nata come “un’avventura creativa dal profondo valore etico” come viene definita dal suo fondatore Luca Modugno.
Numerosi sono gli artisti e i designer che hanno aderito allo spirito e alle iniziative di Artwo, disegnando oggetti partendo da utensili di uso comune, riciclati, decontestualizzati, fino a raggiungere nuove forme e nuove funzioni.
Tutti oggetti che vengono poi creati nel laboratorio appositamente creato all’interno della Casa Circondariale di Rebibbia, in un rapporto continuo e diretto tra artisti, designer e detenuti.
Ogni oggetto è firmato dall’artista o designer che lo ha ideato e viene prodotto in edizione limitata.
Ottobre 2013
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