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Questo 2019 si chiude con una buona notizia sul fronte della tutela dei consumatori (dei loro portafogli) e dell’ambiente. La Commissione Europea ha definitivamente approvato il nuovo regolamento sull’Ecodesign, che prevede misure importanti in tema di progettazione e costruzione di elettrodomestici.

L’obiettivo più importante è quello di ridurre l’impatto ambientale di elettrodomestici quali lavatrici, lavastoviglie, frigoriferi, ma anche televisori e sistemi di illuminazione.

Rinnovate le etichette energetiche degli elettrodomestici

Il nuovo regolamento in primo luogo prevede l’aggiornamento delle etichette energetiche, presenti per legge su tutti gli elettrodomestici, che indicano, in una scala che va da A (i più efficienti) a G (i meno efficienti), i consumi di energia. Un aggiornamento necessario perché l’attuale “energy rating” è vecchio di decenni e non è mai stato adeguato alle nuove tecnologie sviluppate all’interno delle aziende produttrici. Tant’è che oggi la maggior parte degli elettrodomestici in commercio risultano addirittura in categoria A+++ o giù di li.

In sostanza, con le nuove orme, sarà più difficile per i produttori di elettrodomestici ottenere la classificazione nel gruppo A e al contempo sarà più facile per i consumatori capire l’effettivo valore, in termini di risparmio energetico, di un determinato elettrodomestico.

Il diritto alla riparazione #righttorepair

Il passo più importante di questo nuovo regolamento sull’Ecodesign riguarda le misure relative a favorire la riparabilità degli elettrodomestici, in particolare i grandi elettrodomestici e i televisori.

L’obiettivo è quello di combattere la cosiddetta obsolescenza programmata e favorire il diritto alla riparazione da parte degli utenti.

Le aziende produttrici dovranno quindi progettare e realizzare elettrodomestici facili da riparare, il che significa, in primo luogo, accessibili e, per esempio, con i diversi componenti assemblati con viti e non con adesivi. Inoltre saranno tenute a rendere disponibili i libretti di istruzione e, soprattutto, i pezzi di ricambio la cui reperibilità dovrà essere garantita per un periodo di almeno 7 anni per lavatrici, lavastoviglie e televisori e per 10 anni per i frigoriferi.

Si tratta di un primo passo importante verso le logiche di sostenibilità e di economia circolare di cui tanto si parla: significa diminuire il rifiuto elettrico ed elettronico che peraltro oggi in Europa, viene smaltito correttamente solo nel 35% dei casi.

Il problema è che questo regolamento riguarda solo i cosiddetti riparatori professionisti, escludendo quindi completamente il fai da te e le varie cooperative sociali nate in questi anni (in Italia, in Europa e nel mondo) che propongono, in chiave ecologica, la riparazione e il riuso invece della sostituzione.

Naturalmente le resistenze delle aziende produttrici sono forti perché la scelta della riparabilità penalizza inevitabilmente il mercato del nuovo. Nonostante ciò la pressione dei movimenti di utenti a favore della riparabilità sta dando buoni frutti: negli Stati Uniti sono 18 gli Stati che hanno adottato una legge in tal senso, aprendo questi concetti a tutti gli elettrodomestici, compresi i telefoni cellulari e gli smartphone e a tutti gli utenti, anche ai privati.

Il caso delle batterie Apple

Per dare un’idea di cosa potrebbe significare rendere agevole l’accesso ai pezzi di ricambio citiamo un caso emblematico sviluppatosi nel 2018 e che ha visto come protagonista Apple e i suoi iPhone.

Già nel 2005 una class action aveva sollevato il problema del rapido calo delle prestazioni delle batterie degli iPod, denunciando il sospetto che tale fenomeno fosse programmato dall’azienda in modo da spingere gli utenti all’acquisto di un nuovo prodotto in un tempo relativamente breve.

Si chiama obsolescenza programmata e se nel 2005 non era ancora un tema particolarmente scottante e dibattuto, quando nel 2017 emerse il problema di un rapido decadimento delle batterie degli smartphone di Apple e Samsung a causa degli aggiornamenti del software, l’Antitrust si mosse rapidamente con le indagini e le conseguenti condanne alle due società.

Mentre Samsung ha sempre negato, Apple decise di ammettere il peggioramento delle performance delle batterie e avviando un programma che proponeva agli utenti la sostituzione della batteria del proprio iPhone al basso costo di 29 dollari (meno della metà del prezzo normale).

Tale programma fu applicato nel corso del 2018 dalla Apple in Italia e in tutto il resto del mondo (dal gennaio 2019 la festa finì) portando ad un risultato sorprendente: le batterie sostituite nel 2018 furono 11 milioni, esageratamente di più rispetto agli standard convenzionali che si limitavano alla sostituzione di 1 o 2 milioni di batterie all’anno.

Questo portò Tim Cook, ad di Apple, ad annunciare un taglio delle stime per il primo trimestre 2019. Apple aveva messo in conto le spese legate alle sostituzioni delle batterie, ma non aveva tenuto in debita considerazione il fatto che con le batterie nuove gli iPhone duravano più a lungo rimandando la sostituzione e l’acquisto del nuovo da parte degli utenti.

Questo episodio rende chiaramente l’idea di quanto le aziende produttrici dovranno ripensare le loro politiche produttive e commerciali, se vorranno davvero mettere al centro quella sostenibilità e quell’economia circolare sempre più sollecitate dai consumatori e dagli abitanti del nostro stanco pianeta.

Dicembre 2019

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