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Perché no alla capitozzatura

a cura di Massimo Giarnieri Avatar photo

La capitozzatura (drastica troncatura dei rami, spesso eseguita con motosega), è ormai appurato e ampiamente provato, è una scorretta procedura di taglio, che viene fatta su alberi e arbusti.

Gli studi scientifici riguardanti la disciplina dell’arboricoltura, hanno ampiamente dimostrato i danni che la capitozzatura provoca soprattutto sulle piante ad alto fusto, denunciandola come vero e proprio abuso.

Ogni essenza vegetale cresce sviluppando un proprio portamento che non va alterato, al fine di mantenere un corretto equilibrio fisiologico e dinamico.

Non tutti gli alberi si presentano in maniera simmetrica, perché gli eventi climatici locali possono modificarne la forma (esposizione, vento, prossimità con edifici o altri alberi), ma ciò non significa che non abbiano una propria stabilità.

Ridurre una chioma al fine di darle una sagoma artificiale, non è quello che chiedono le piante.

Gli apici aerei (le punte dei rami) sono strettamente connessi, attraverso il fusto, con gli apici radicali e compiono reciproche reazioni che provvedono alla progressiva e costante crescita della pianta (nella chioma vengono prodotti degli ormoni utili alle radici, e viceversa).

La massiccia asportazione dei rami impedisce la fotosintesi clorofilliana, cioè quel processo chimico che si svolge nelle foglie (completamente eliminate dalla capitozzatura) e che, con l’aiuto del sole, trasforma l’acqua e l’anidride carbonica in sostanze nutritive per la pianta e in ossigeno per noi e per la salubrità del nostro ambiente.

I RISCHI LEGATI ALLA CAPITOZZATURA

La capitozzatura inoltre costringe la pianta ad un enorme dispendio delle energie immagazzinate precedentemente nelle radici, a causa della rigenerazione di germogli da gemme latenti sulle branche (sono gemme che rimangono dormienti sotto la corteccia fino al momento in cui non si presenta la necessità di schiudersi), con il conseguente sviluppo di una moltitudine di rami molto maggiore rispetto alla normale configurazione di una chioma integra. 

Questi nuovi rami tenderanno ad allungarsi in maniera abnorme per raggiungere la luce, allungandosi verso l’alto, per i 5-6 anni successivi. Dopo tale periodo, la pianta capirà di avere nuovamente a disposizione di una chioma funzionale, e cercherà di riprendere lentamente la propria naturale forma.

Il problema però è che questi nuovi rami cresciuti a “braccio di candelabro” avranno una pessima e fragile inserzione con il fusto. La loro attaccatura al tronco sarà estremamente debole, e saranno altamente inclini a spezzarsi sotto la forza di vento o neve. Contrariamente a un albero integro che può oscillare e piegarsi come una canna da pesca, tornando sempre nella propria posizione.

La capitozzatura fa altresì marcire il legno esposto all’aria, che verrà attaccato da funghi e insetti minatori (tarli del legno).

CONCLUSIONI: NO ALLA CAPITOZZATURA

A questo punto dovrebbe essere chiaro a tutti che è bene rifiutare qualsiasi offerta di intervento di capitozzatura anche se proposta da giardinieri che, in questo modo dimostrerebbero una profonda incompetenza in materia.

Inoltre, nel caso della capitozzatura di una pianta ad alto fusto è necessario il noleggio di una piattaforma aerea con un significativo incremento dei costi e con l’obbligo di richiedere il permesso di occupazione suolo pubblico per il posizionamento dei mezzi di sollevamento, al proprio Comune.

Quello di cui si deve tenere sempre conto è che una pianta va sempre potata all’interno della chioma, avendo cura di eliminare rami secchi che possono cadere, e valutando eventuali diradamenti della vegetazione.

Questo tipo di lavoro è di competenza di un arboricoltore esperto, che solitamente interviene con la tecnica del tree climbing (manutenzione svolta nel rispetto delle leggi in materia di sicurezza, che prevede l’uso di imbragature e funi di lavoro, per effettuare la corretta potatura).

In caso di timore nei confronti di piante troppo alte vicino alle case, esistono degli efficaci test specifici che ne valutano salute e stabilità, e suggeriscono eventuali consolidamenti con apposite funi e sistemi di ancoraggio.

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