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Autocostruirsi Casa
a cura di Avatar photo

L’autocostruzione della casa ha radici remote nel tempo.

Si può dire che solo nel XX° secolo l’autocostruzione è stata accantonata perché, con l’arrivo del cemento, materiale estremamente funzionale e veloce ma difficilmente utilizzabile da chi non è professionalmente preparato, si è andata a costituire quella filiera di imprese edili che, nell’arco degli ultimi cento anni sono diventate una delle potenze economiche del nostro Paese.

Lavorare malta, cemento e mattoni tradizionali non è operazione semplice, soprattutto se si intende costruire una casa che deve avere requisiti di solidità e di sicurezza assoluti.

Però oggi la tecnologia ha consentito una significativa evoluzione proprio nei materiali e nelle macchine a disposizione per lavorare in cantiere.

Uno sviluppo tecnologico che ha consentito oltre che una raffinazione nelle prestazioni anche una semplificazione nelle modalità d’uso e di installazione.

Un esempio significativo è costituito dai blocchi in legno-cemento che, sostituendo il classico mattone, si installano come fossero mattoncini del Lego per poi essere riempiti da una colata in calcestruzzo.

L'articolo continua subito sotto...

Una metodica evidentemente assai più semplice e alla portata di tutti rispetto alla malta e ai mattoni.

Queste nuove tecnologie e questi nuovi materiali hanno consentito un rilancio dell’autocostruzione, che ha trovato terreno particolarmente fertile nei Paesi del nord Europa (in Irlanda il 25% del patrimonio immobiliare popolare è in autocostruzione).

In Italia il ritorno dell’autocostruzione è da accreditare all’impegno e all’ostinazione di Giuseppe Cusatelli, architetto e docente al Politecnico di Milano, che, già dalla fine degli anni ’70 ne colse i contenuti sociali, ne elaborò una filosofia di approccio, studiò un progetto e selezionò i materiali che potessero renderla possibile.

Già nel 1980 l’architetto Cusatelli, insieme a un gruppo di operai della Ignis, autocostruì 14 case sulle rive del lago di Varese. Nel 1987 dieci tra operai e impiegati Telecom si autocostruirono le proprie case a Pesaro.

Nel 1989 a Cremenaga, dove la provincia di Varese confina con la Svizzera, fu la volta di un gruppo di undici guardie di finanza e nel 1990 dieci impiegati si diedero alla autocostruzione ad Abbiategrasso, nelle vicinanze di Milano.

Il tutto sempre sotto la guida vigile e appassionata di Giuseppe Cusatelli.

Oggi a distanza di più di vent’anni da quelle prime esperienze la logica dell’autocostruzione è passata dalla fase sperimentale a quella politica e di sistema.

Alcune amministrazioni regionali e comunali hanno scoperto il valore dell’autocostruzione e hanno cominciato ad indire bandi, ad assegnare terreni e ad aprire cantieri in cui gli operai sono gli stessi proprietari delle case da costruire.

A guidare oggi questo fenomeno è Alisei, un’associazione non governativa attiva da oltre vent’anni nel campo della cooperazione allo sviluppo e all’aiuto umanitario, che dal 2004, insieme a Giuseppe Cusatelli ha dato vita a Alisei Autocostruzioni, una divisione operativa con personalità giuridica che promuove e gestisce l’autocostruzione associata in Italia.

Lo stimolo e il progetto di autocostruzione associata proposto da Alisei è stato raccolto, per primi, da alcuni comuni dell’Umbria e dell’Emilia Romagna, tanto che negli ultimi due anni sono stati aperti cantieri per un totale di 170 unità abitative a perugina, Terni, Marciano (PG), Ravenna, Cesena e, recentemente in quattro comuni della Lombardia (Trezzo sull’Adda, Paderno Dugnano, Befana Brianza e Pieve Emanuele).

Mentre i cantieri di prossima apertura segnalati da Alisei riguarderanno l’autocostruzione di 280 unità abitative in Umbria, Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto.

Febbraio 2006

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Un commento su "Autocostruirsi la casa"

  1. Avatar photo
    cataldo m.
    says:

    Buon giorno, desidero sapere se esiste la possibilità di eseguire alcuni lavori autonomamente, nella propria abitazione in fase di ristrutturazione, la richiesta è dovuta al fatto che oltre alle capacità operative dello scrivente, vi sono i diplomi dei due figli (disoccupati), i lavori in questione sono di tipo elettrico.
    In attesa di Vs gradita risposta, porgo distinti saluti

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