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pialle in legno

icona produzione Il legno

Scegliere la pialla giusta

a cura di Avatar photo

Le pialle si dividono in due grandi categorie, quelle in legno e quelle in metallo. Le prime appartengono alla tradizione e affondano le loro radici addirittura nell’antica Roma, quelle in metallo invece sono state realizzate per la prima volta nel XIX secolo, per svilupparsi ben presto anche grazie al lavoro dell’azienda americana Stanley, che ne acquistò il brevetto e fece della pialla il suo prodotto di punta, tanto da rappresentare ancora oggi lo standard internazionale per la classificazione delle pialle in metallo.

Le tre pialle fondamentali che un buon bricoleur del legno deve avere sono:

Pialla per sgrossare

La pialla per sgrossare, detta anche sgrossino o sbozzino, che si usa appunto per sgrossare le tavole di legno.

Un’avvertenza: tenendo la bocca della pialla larga e il controferro leggermente dietro al tagliente, si possono ottenere trucioli più spessi, asportando così parecchio legno nei punti più alti della tavola.

Questa pialla è generalmente lunga dai 25 ai 35 centimetri, ha la suola piatta ma la lama curva proprio per avere la possibilità di asportare forti spessori di legno. Il suo utilizzo è piuttosto faticoso.

Molti la pialla per sgrossare la preferiscono in legno.

Piallone

Il piallone è la pialla più lunga, la sua suola può misurare dai 50 ai 70 centimetri.

Garantisce la perfetta planarità di una tavola poiché non scende negli avvallamenti della superficie, piallando solo i punti più alti. Il piallone viene usato prima a 45° rispetto alla venatura e poi lungo la vena.

E’ molto indicato per preparare tavole da giuntare.

Pialla da finitura

La pialla da finitura è la versione più comune e diffusa.

Con una suola di circa 25 centimetri serve solo per finire le superfici già rese piane con le altre due pialle (sbozzino e piallone).

La sua suola corta segue infatti ogni avvallamento della tavola, rendendo inutile il suo impiego se la superficie non è piana. La pialla di finitura viene usata solo lungo la venatura.

Con i legni dolci e resinosi, come il larice o il pino, questo è l’ultimo strumento che tocca il legno, poiché la carta abrasiva (che si intasa con la resina) non garantisce buoni risultati. Il controferro va applicato sino al tagliente per creare trucioli molto fini.

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