La sensazione sempre più diffusa tra gli operatori della comunicazione, ma non solo, è che l’apparecchio televisivo è sempre meno centrale, sempre meno focolare domestico per le famiglie italiane.
Si tratta di una riflessione molto importante soprattutto per chi utilizza o vorrebbe utilizzare la televisione per promuovere il proprio marchio e i propri prodotti.
Intendiamoci, non stiamo dicendo che improvvisamente la televisione non funziona più come veicolo di comunicazione, ma semplicemente che sta cambiando il suo uso e il suo vissuto. E di questo bisogna tenere conto.
Nel secolo scorso la televisione non era vissuta come un elettrodomestico bensì come un membro della famiglia che, a buon diritto, si sedeva a tavola con papà, mamma e figli a pranzo e a cena.
Oggi è sempre meno così: la sua importanza non è più significativa in quanto tale, in quanto televisione, ma in quanto schermo, in quanto apparecchio che consente di accedere a un’offerta sempre più ampia e diversificata di contenuti.
La rivoluzione del telefonino che ha portato gli italiani a imparare che un tasto non è più legato a due sole funzioni (on/off) ma a molte altre, ha inciso sulla cultura globale di approccio alla tecnologia, con il conseguente sviluppo dell’elettronica nelle case.
Quindi la televisione oggi, e lo sarà sempre di più in futuro, è riconosciuta come mezzo e non più come contenuto.
Marshall Mc Luhan (grande sociologo nato ad Edmonton nel 1911) già negli anni ’70 diceva che “la luce elettrica non appare a prima vista un medium di comunicazione proprio perché non ha contenuto. Soltanto quando viene usata per diffondere il nome di una marca, ci si accorge che la luce elettrica è un medium”.
Oggi si comincia ad avere la coscienza che la televisione è uno schermo, ci si accorge che è un medium quando viene collegato ad un erogatore di contenuti: l’antenna per i programmi della TV generalista, il decoder per l’offerta dei canali satellitari, la consolle per i videogiochi, il lettore di DVD, il videoregistratore, Fastweb, Televideo.
Era l’unicità di un’offerta importante come la comunicazione che portava la televisione ad essere diversa dagli altri elettrodomestici, ad essere un punto centrale, come anticamente era solo il tavolo da pranzo, per l’aggregazione della famiglia. Non è più così.
La televisione non aggrega più, anzi tende a creare conflitto. Difficilmente, considerando le tante cose che si possono fare con quello schermo, esiste concordia tra i vari membri di una famiglia su come usarlo insieme.
Nell’indagine “I cittadini e le tecnologie della comunicazione” l’Istat evidenzia come “aumentano considerevolmente dal 1995 al 2000 le persone che guardano la TV da sole… e soprattutto sembra in crisi il modello della famiglia riunita dopo cena davanti al televisore, poiché aumentano le persone che vedono la Tv da sole dopo cena (dal 12,1% del 1995 al 20% del 2000) e parallelamente in questa fascia oraria diminuiscono le persone che vedono la TV con i familiari (meno 11 puntipercentuali)”.
Tanto è vero che la stessa indagine evidenzia come nel 2000 le famiglie italiane che possedevano 2 o più apparecchi televisivi erano il 57,3% del totale, con picchi del 64,8% nelle regioni centrali e del 61,5% in quelle nord orientali.
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