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Autocostruzione al Triennale Design Museum

a cura di Avatar photo

Il 15 aprile scorso si è aperta la settima edizione del Triennale Design Museum di Milano, che quest’anno ha deciso di focalizzare la sua attenzione sul tema dell’autosufficienza produttiva, declinato e affrontato in modo diverso in tre periodi storici cruciali: gli anni trenta, gli anni settanta e gli anni zero.

L’idea alla base è che il progettare negli anni delle crisi economiche sia una condizione particolarmente favorevole allo stimolo della creatività progettuale: dalle origini del design italiano negli anni trenta, anni in cui i nostri grandi progettisti hanno realizzato opere esemplari, ai distretti produttivi (nati negli anni settanta in piccole aree geografiche tra patrimoni di sapere e di eccellenza, basati su tradizioni locali e disponibilità diretta di materie prime) per arrivare alle sperimentali forme di produzione dal basso e di autoproduzione.

Al di là della ricchezza di contenuti per le tante opere esposte e dell’allestimento davvero godibile, quello che ci preme sottolineare è la consacrazione, vorremmo dire definitiva visto che proviene dal tempio del design, dell’autocostruzione come metodica moderna, democratica e creativa per creare manufatti con un gusto estetico e funzionalità di alto livello.

Noi di Bricoliamo da anni seguiamo questo filone di pensiero per le sue fortissime attinenze culturali e operative con le logiche e le tradizioni di pensiero insite nel cosiddetto fai da te, che altro non è che un modo meno elegante di declinare la parola autocostruzione.

In questi ultimi anni molti sono i giovani designer che si sono cimentati su questo fronte, esplicando peraltro le forti connessioni che possono esistere tra il design e il fai da te moderno.

E’ con una certa soddisfazione che segnaliamo che tra gli oggetti di design presenti nel museo abbiamo trovato anche la 01 Lamp dei ragazzi di Fattelo, che abbiamo seguito dal loro esordio nell’ambito del Concorso Creazioni Giovani del Macef di gennaio 2013 e che da allora abbiamo sempre sostenuto.

Guardate con attenzione il filmato e scoverete facilmente la 01 Lamp.

In questa edizione del Triennale Design Museum viene delineata una storia “alternativa” del design italiano, fatta anche di episodi all’apparenza minori, attraverso una selezione di oltre 650 opere di autori fra cui Fortunato Depero, Bice Lazzari, Fausto Melotti, Carlo Mollino, Franco Albini, Gio Ponti, Antonia Campi, Renata Bonfanti, Salvatore Ferragamo, Piero Fornasetti, Bruno Munari, Alessandro Mendini, Gaetano Pesce, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Andrea Branzi, Ugo La Pietra fino a Martino Gamper, Formafantasma, Nucleo, Lorenzo Damiani, Paolo Ulian, Massimiliano Adami.

Il percorso si sviluppa cronologicamente: si comincia con una stanza dedicata a Fortunato Depero, il primo maker, e alla sua bottega Casa d’Arte a Rovereto (dove realizzava quadri e arazzi, mobili e arredamenti, giocattoli e abiti, manifesti pubblicitari e allestimenti) e termina con una stanza a cura di Denis Santachiara dedicata al design autoriale che si autoproduce con le nuove tecnologie.

In mezzo un racconto che mette in scena diversi protagonisti che, dagli anni trenta a oggi, hanno saputo sperimentare in modo libero creando nuovi linguaggi e nuove modalità di produrre, fra questi Enzo Mari con la sua autoprogettazione.

Per concludere vi segnaliamo il catalogo del Museo perché nelle sue 400 pagine non contiene solo il racconto dell’esposizione ma anche una serie di brevi saggi scritti per l’occasione da alcuni tra i nomi più importanti e rappresentativi del design italiano e internazionale.

Vale la pena possederlo.

Aprile 2014

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