QUELLO CHE SEGUE È IL CAPITOLO 10 DEL LIBRO “TIME OUT: UN MOMENTO DI RIFLESSIONE SULLA TV SATELLITARE, INTERNET E IL DIGITALE TERRESTRE TRA TECNOLOGIA, POLITICA E CONTENUTI”, SCRITTO DA MAURO MILANI NEL 2005.
La interazione tra fornitore e fruitore per essere efficace deve essere naturale, senza intoppi, problemi o difficoltà di comprensione.
In natura esistono quattro interazioni fondamentali che sono alla base degli scambi di forze tra le particelle e quindi responsabili della struttura dell’universo.
La prima è l’interazione elettromagnetica, che si ha quando un flusso di fotoni emessi da un elettrone entrano in collisione con un protone, creando così l’attrazione dell’uno verso l’altro (è il principio dell’energia elettrica).
La seconda è l’interazione nucleare forte, che si sviluppa all’interno di protoni e neutroni, che sono composti da tre quark tenuti uniti dallo scambio di particelle cosiddette mediatrici, i gluoni (dall’inglese glue che significa “colla”).
La terza è l’interazione nucleare debole, la quale, contrariamente alle prime due interazioni, non contribuisce alla coesione della materia quanto alla sua trasformazione (si tratta del fenomeno della radioattività di alcuni atomi come l’Uranio 238, quello da cui si ottiene il plutonio necessario per la costruzione di armi nucleari). Lo stato iniziale del processo di interazione è un neutrone composto da due quark down e un quark up; le particelle mediatrici (due bosoni W e un bosone Z) consentono la trasformazione di un quark down in un quark up e quindi del neutrone in protone.
La quarta, infine, è l’interazione gravitazionale, l’unica che ci può risvegliare qualche ricordo scolastico (Newton, la mela, la legge della gravitazione universale). E’ curioso rilevare che, pur essendo il fenomeno più familiare ai più, l’interazione gravitazionale non è ancora stata spiegata dagli scienziati, tanto che non fa ancora parte del Modello Standard della fisica delle particelle, cioè quella teoria che descrive le prime tre interazioni fondamentali. Non solo, il mediatore della gravità, per il quale si fa l’ipotesi che si tratti di una particella di massa nulla (il gravitone) non è stato ancora sperimentalmente osservato. Per questo l’interazione gravitazionale è uno dei principali problemi aperti della fisica moderna.
La differenza tra gli scienziati e i manager della comunicazione sta nel fatto che i primi ammettono di non aver ancora trovato una soluzione al problema e la ricercano, mentre i secondi si presentano a convegni e conferenze declamando verità e future applicazioni rese possibili dalla frontiera dell’interazione tra mezzo televisivo e utente.
In realtà sono pochissimi i professionisti italiani della comunicazione che se interrogati sull’interattività vanno al di là di Newton, la mela e la legge della gravitazione universale. La verità è che sull’interattività televisiva bisogna ancora studiarci e riflettere molto.
Quello che ci insegna la natura in termini di interazione è che essa avviene quando le due parti sono messe in contatto da un flusso di particelle (i fotoni, i gluoni, i bosoni e i gravitoni) che provocano una reazione reciproca, di interazione appunto, che porta a sua volta al risultato pianificato dalla precisione di madre natura.
Si tratta quindi di un processo controllato (al verificarsi di quella determinata condizione succede quella cosa, sempre, mai un’altra) e che coinvolge parimenti entrambe le parti interagenti nel processo stesso (il controllo è indispensabile altrimenti l’interazione si trasforma in caos).
Se passiamo dalla cultura scientifica a quella umanistica il risultato non cambia, infatti è sufficiente aprire lo Zingarelli alla voce interazione per leggere: “Atto, effetto dell’interagire. Azione, influenza reciproca di persone, fenomeni, sostanze”.
Quindi, tornando all’interattività televisiva, si può affermare che consultare guide e materiali oppure ottenere informazioni personalizzate non è un processo di interazione. Non esiste infatti alcuna reciprocità tra le due parti: chi offre le informazioni personalizzate non è altro che un erogatore di servizi, mentre chi ne beneficia è un consumatore di servizi (il concetto è ancor più chiaro se parliamo di home banking, home shopping o instant shopping). Non è interattività perché non c’è reciprocità, non c’è un processo comune di costruzione, di confronto, di trasformazione. E’ un flusso di servizi “normali” che viaggiano su un mezzo potenzialmente interattivo.
Esattamene come la moto di Valentino Rossi guidata da me. Un folle spreco. Non basta avere un mezzo interattivo, bisogna anche saperlo guidare e per guidarlo al meglio bisogna progettare contenuti interattivi.
Assai più interattive sono le chat in internet dove i partecipanti portano reciprocamente avanti un discorso di interesse comune, sotto il controllo di uno o più moderatori. Reciprocità e controllo.
Ancora di più lo è Kcommunication (di cui riparlerò più avanti), la prima televisione, diffusa via satellite, che si occupa di formazione interattiva a distanza. Anche in questo caso reciprocità e controllo sono due caratteristiche fondamentali.
Oppure, nell’ambito della televisione generalista, l’ormai malauguratamente scomparso Maurizio Costanzo Show con, soprattutto dalla stagione 2003/2004, le sue continue contaminazioni e interazioni con la platea. Ma quella che vi voglio raccontare, in onore alle lezioni antique del Machiavelli, è quella che deve essere considerata la prima sperimentazione di interattività vera (ricordiamoci sempre: reciprocità e controllo).
Rispondi