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La messa a terra, un alleato quasi invisibile

a cura di Avatar photo

 

Una doverosa premessa: con la corrente elettrica non si scherza e non ci si improvvisa “maghetti del fai-da-te”.

Gli impianti elettrici di casa sono impianti che devono essere costruiti, modificati e manutenuti secondo certificazioni, norme e regole di legge che se non rispettate espongono a gravi rischi di incolumità, incendi, fino al vero e proprio pericolo di morte.

Chiamare un elettricista costa più dell’arrangiarsi, ma ci lascia la certezza di vivere e far vivere i nostri cari in un ambiente sicuro. Abbiate pazienza, ma questo è un concetto che non mi stancherò mai di ripetere.

In tema di sicurezza elettrica, la componente fondamentale di un impianto è la “Rete di Messa a Terra”.

Questa rete, facilmente distinguibile dal resto della rete elettrica perché collegata esclusivamente con fili di colore giallo/verde (e guai ad usare un qualsiasi altro colore!), ha il compito di “portare via”, letteralmente, qualsiasi dispersione di corrente elettrica mandandola verso la terra, cioè proprio nel terreno su cui giace la nostra abitazione.

Infatti, la rete di terra di una casa, o di un palazzo, è un complesso insieme di collegamenti stabiliti da regole di legge e di buona progettazione che termina sempre in uno o più pozzetti scavati nel terreno dove sono conficcati nello stesso delle lunghe “puntazze” a cui essa è collegata (ci sono anche altre soluzioni equivalenti, regolate da precise norme, scelte dal progettista dell’impianto).

All’altro capo essa arriva a tutti gli apparecchi fissi (lampadari, etc.) e a tutte le prese, su un morsetto che sempre reca il simbolo di messa a terra composto da una linea verticale e perpendicolare a tre linee orizzontali (vedi l’immagine in fondo all’articolo).

A questo morsetto sono collegate dal costruttore dell’apparecchio tutte le sue parti metalliche esterne.

Quindi in caso di guasto per perdita di isolamento, se parti metalliche esterne di un apparecchio, come l’involucro di una lavatrice o i bracci di ottone di un bel lampadario, si trovano ad essere elettrificate, ecco che la rete di terra provvede a scaricare via questa corrente, per cui chi si trovasse a toccarle non rimarrebbe fulminato.

In realtà la completa sicurezza si ha con l’unione di una buona rete di terra con un altro dispositivo importantissimo presente nel quadro elettrico generale: l’interruttore differenziale, detto anche “salvavita”.

Vietatissimo, per ottime ragioni, usare come collegamento di terra tubi o altri elementi metallici che appartengono al fabbricato, ma non volutamente predisposti allo scopo.

Quindi, se qualche sedicente esperto vi dice che “per avere una buona terra basta allacciarsi a un tubo dell’acqua o a un termosifone”, toglietegli il saluto, o almeno non fategli mai nemmeno cambiare una lampadina.

Com’è noto, nelle normali spine/prese italiane la terra è rappresentata dal perno/foro centrale, mentre nelle spine/prese tedesche, quelle tonde denominate “Schuko”, usate spesso anche in Italia per i grandi elettrodomestici, i perni/fori sono invece due perché il collegamento di messa a terra è affidato a due contatti laterali, raddoppiando la sicurezza della connessione.

Troppo spesso accade di aprire cavi di prolunga autocostruiti, o di controllare morsettiere di lampadari, e scoprire che i morsetti di terra non sono collegati.

Si tratta di una deprecabile usanza che caratterizza l’elettricista improvvisato che crede di sapere quello che fa e invece predispone solo l’impianto a futuri guai.

C’è però un caso, uno solo, in cui è ammessa in sicurezza l’assenza del collegamento di terra. Sono i piccoli apparecchi, come ad esempio lampade da tavolo, piccoli elettrodomestici o i caricatori dei cellulari, che non hanno parti metalliche esposte.

Questi sono definiti “a doppio isolamento” e hanno sempre nella targhetta tecnica di esercizio un simbolo composto da due quadrati uno dentro l’altro (vedi l’immagine in fondo all’articolo).

Questi apparecchi sono gli unici che hanno una spina a soli due perni, in quanto non ci sarebbe modo di collegare a terra un involucro metallico che non c’è. È l’unico caso di apparecchi senza terra, ma in tutti gli altri casi, cioè quelli in cui il morsetto col simbolo di terra è presente, il collegamento col filo giallo/verde è doveroso.

Quindi non facciamoci ingannare dal fatto che a un apparecchio per funzionare bastino i due fili dell’alimentazione elettrica: la messa a terra è lì, silente, per assicurarci che in caso di guasto l’apparecchio non si trasformi in una trappola potenzialmente mortale. Scusate se è poco.

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8 risposte a “La messa a terra, un alleato quasi invisibile”

  1. Avatar photo Maria ha detto:

    Innanzitutto, grazie dell’articolo, la cui lettura ha fugato alcuni dubbi che avevo in merito.

    Mi piacerebbe sapere cosa succede nel seguente caso, che ho notato essere ancora frequente in Italia: se in un’abitazione si usa una multipresa (con prese “universali”) collegata a una presa a muro bipolare (con soli due fori) e a tale multipresa si collega un dispositivo (con una spina due o tre contatti), è possibile che l’uso della multipresa fornisca una qualche protezione o l’uso del dispositivo sarà considerato, a tutti gli effetti, senza messa a terra?

    La ringrazio anticipatamente per l’attenzione.

    • Avatar photo Bricoliamo.com ha detto:

      Le prese multiple e le cosiddette “ciabatte” non aggiungono niente al livello di protezione offerto dall’impianto. Anzi, usate senza saggezza (ad esempio senza verificare se può reggere tutti i carichi collegati), diciamo che possono essere anche piuttosto pericolose. Chiedete ai Vigili del Fuoco quante volte han visto l’incendio partire da un bel “grappolo” di multiprese.
      Tornando alla domanda, se nell’impianto non c’è una valida rete di terra (anche se nel 2022 questa è una cosa inconcepibile) non sarà certo la multipresa ad offrire protezione.
      Va anche detto che usando dispositivi a norma di legge (quindi escludendo dispositivi con modifiche dei cuGgini, nè cinesate senza marchi di omologazione o coi marchi contraffatti) è impossibile trovare una multipresa con prese a 3 fori e spina a 2 perni. Essa avrà due perni se e solo se avrà le prese a solo due fori, e sarà destinata a piccoli carichi in doppio isolamento (come spiegato nell’articolo) come ad esempio qualche caricatore per telefonini e simili. In tutti gli altri casi, si devono avere prese a muro a TRE fori (con la rete di terra efficiente e periodicamente verificata) a cui potremo collegare una multipresa che abbia TRE perni e TRE fori nelle prese.
      In effetti esistono ciabatte che dichiarano di essere “protette”. Servono per collegare apparecchi elettronici (ad esempio TV, computer, etc.) sensibili agli sbalzi di tensione, come quelli che possono capitare nel caso di una caduta di un fulmine nelle vicinanze. Proteggono davvero, ma indovinate come? Già: lo fanno proprio usando la rete di terra per scaricare la sovratensione senza fare danni. Quindi senza la rete di terra sono del tutto inutili.

  2. Avatar photo Alfredo Bertone ha detto:

    Ho avuto lo stesso problema. Le resistenze del forno perdono l’isolamento se non utilizzate per tanto tempo, entra l’umidità nell’isolante. Io ho disinserito il cavo gialloverde ed ho lasciato il forno acceso per alcune ore. Reinserito il differenziale tutto ok. Se hai timore evita di toccare le masse prima di ricollegare il PE.

  3. Avatar photo Carla ha detto:

    Il mio forno a incasso non ha è mai stato usato per più di due anni dopo l’installazione, adesso se lo attacco fa saltare l’interruttore genrale di casa-
    Mi è stato consigliato da un tecnic riparatore di elettrodomestici, di provare ad attaccarlo senza la messa a terra. In effetti ho provato e così è, il forno funziona senza problemi. Quali rischi corro?

    Grazie

    • Avatar photo Roberto Rosoni ha detto:

      Il consiglio dato ha senso giusto come prova. Avrei da dire sul fatto che un professionista faccia fare simili prove a un utente, ma lasciamo correre…
      In effetti così si è dimostrato che c’è una dispersione tra le componenti elettriche e l’involucro metallico del forno, una cosiddetta “perdita d’isolamento”.
      Proseguire ad usarlo senza connessione di terra è un tentato omicidio e/o suicidio.
      Il fatto che il “salvavita” scatti indica oltretutto che si tratta di una dispersione non minimale, bensì di oltre 30 mA (a meno che ci siano altre dispersioni in giro per casa, ma questo non posso saperlo). A 50 mA si raggiunge la soglia di pericolo di morte. Se ad oggi non ha avuto problemi è dato probabilmente dall’aver avuto calzature ben isolate, ma un domani a piedi scalzi o con suole umide…
      Per cui quel forno dev’essere riparato da un tecnico certificato dal produttore, o rottamato. Non è una cosa su cui scherzare.
      Suggerisco anche di dare un’occhiata all’articolo sul “Salvavita” – https://www.bricoliamo.com/bricolage/i-materiali/il-salvavita-un-nome-meritato/ – dove si discute della dispersione di una lavatrice, caso del tutto analogo dal punto di vista elettrico a quello di un forno.

  4. Avatar photo Alfredo Bertone ha detto:

    Se la presa viene usata solo per collegarvi apparecchi a doppio isolamento (es.caricabatteria di cellulari) si può chiudere in modo indistruttibile l’alveolo centrale della presa (es. Con Attac) in modo da rendere impossibile collegarvi apparecchi che necessitano di collegamento a terra.

    • Avatar photo Roberto Rosoni ha detto:

      Salve. In teoria è vero che se otturiamo il foro centrale di una presa italiana otteniamo una presa a due poli comunque adatta per apparecchi a doppio isolamento (quelli che recano sulla targa dei dati il simbolo di due quadrati concentrici), unici caratterizzati anche dall’avere una spina con soli due perni.
      Tuttavia la cosa è esplicitamente vietata dalle normative (DM 37/2008 ex Legge 46/90) che prevedono che qualsiasi punto fisso di erogazione di energia elettrica sia dotato del cosiddetto “conduttore di protezione” (PN) che non è altro che il noto filo giallo/verde di “messa a terra”. La cosa è giusta e logica perché un conto è dire che dal lato utilizzatore non occorre la messa a terra (in virtù del doppio isolamento) e un altro il dire che dal lato fornitura di energia possa per qualunque ragione non essere offerta la protezione. Infine osserviamo che una simile presa a due fori potrebbe essere utilizzata da qualcuno, il classico “cuGgino” (come viene chiamato l’incompetente intraprendente nel gergo degli addetti ai lavori), che tranci il perno di terra dalla spina di un utilizzatore: “tanto funziona benissimo anche senza”.

      • Avatar photo Alfredo Bertone ha detto:

        Il commento di Alberto è professionalmente ineccepibile, però sul DM 37/08 non è scritto che ogni punto di distribuzione debba essere dotato del PE, c’è scritto che tutti gli impianti devono essere installati a regola d’arte e che sono tali quelli eseguiti secondo le norme CEI. Il comma successivo ritiene adeguati anche gli impianti senza la messa a terra se dotati di magnetotermico e di differenziale da 30 ma.
        Un Cordiale Saluto

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