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Digitale 2: la TV via Adsl si chiama IpTV

a cura di Avatar photo

Insieme alla DVB, l’altra importante e massiccia rivoluzione che la tecnologia sta portando nelle case degli italiani è quella della banda larga, la cosiddetta Adsl.

Il celebre acronimo in realtà significa Asymmetric Digital Subscriber Line, cioè “linea digitale asimmetrica per l’abbonato”. In sostanza si tratta di una tecnologia in grado di trasformare un normale doppino telefonico in una linea digitale ad alta velocità.

Il termine “asimmetrica” sta ad indicare il diverso livello di velocità tra la ricezione (downstream), molto più elevato rispetto alla trasmissione (upstream).

E’ proprio questa asimmetria che consente a noi utenti di scaricare con estrema rapidità contenuti di qualsiasi genere, dalla posta elettronica fino ai film di prima visione (operazione quest’ultima possibile, sono milioni gli utenti che nel mondo lo fanno, ma assolutamente illegale).

Per capire meglio che cosa realmente significa passare dal doppino analogico ad una linea digitale come l’Adsl si può pensare ad una strada che, nel tempo e con i debiti progetti e lavori, può trasformarsi da provinciale, in statale, in autostrada e addirittura in circuito automobilistico per una gara del mondiale di formula 1 (un chiaro esempio è il classico circuito cittadino di Montecarlo).

E’ evidente che su una strada provinciale esistono limiti di velocità, semafori che interrompono il flusso della marcia e strisce pedonali che costringono a significativi rallentamenti.

Se invece si imbocca un’autostrada si può mantenere una velocità assai più elevata, pur se nei limiti di legge, e essendo a più corsie possono viaggiare un numero di vetture maggiore.

Infine, nel caso dell’autodromo non esistono limiti di velocità e la carreggiata è tanto ampia e scorrevole da poter ospitare le velocissime e larghissime monoposto della formula 1.

Il nostro doppino telefonico che solo fino a 5 anni fa era da considerare come una strada del centro cittadino aperta solo alle biciclette e ai pedoni, con l’applicazione della tecnologia Adsl, che modifica la rete telefonica non la sostituisce, si è trasformato prima in un’ampia strada a più corsie, poi in un’autostrada e infine addirittura in un circuito in cui poter viaggiare anche con le macchine più veloci e impegnative.

Esattamente come per le strade, ognuno può scegliere quale utilizzare, se la statale o l’autostrada, che costa un po’ di più, se il doppino analogico o quello digitale che, anche in questo caso, costa un po’ di più.

Quindi, come per le strade in asfalto, anche per quelle digitali esistono diverse tipologie e quindi diversi limiti di velocità.

Mentre l’unità di misura della velocità sulle strade è espressa in chilometri per ora, la velocità di trasmissione dei dati digitali è espressa in bit per secondo.

Si parla quindi di Kilobit per secondo (Kbps) e di Megabit per secondo (Mbps – 1 Mbps = 1.024 Kbps).

Per dare una dimensione dello straordinario sviluppo della banda larga possiamo ricordare come solo fino al 2003 sostanzialmente si parlava esclusivamente di Kbit al secondo, quindi di “limiti di velocità” piuttosto bassi che consentivano una buona circolazione di voce e file di testo (e-mail).

Le Ferrari dovevano rimanere nei box perché la strada era troppo stretta e la velocità consentita non permetteva nemmeno di ingranare la seconda.

All’inizio del 2004 si iniziò ad allargare la strada in maniera significativa  consentendo di alzare la velocità di trasmissione dei dati a 1,2 Mbit per secondo; durante il 2004 si passò a 4 Mbps; nel 2005 a 10 Mbps e oggi, nel 2006 siamo arrivati a 20 Mbps.

Siamo finalmente nell’era dell’autodromo, dove possono correre anche le auto più grandi, impegnative e veloci del mondo.

Su quella strada, il caro vecchio doppino, dove all’inizio poteva correre solo la voce, poi i file di testo, poi le immagini come disegni e fotografie, poi i file musicali, poi i filmati, oggi può far rombare il proprio motore la formula uno delle telecomunicazioni, cioè la televisione.

Nasce la IpTV

Si chiama Internet Protocol Television, confidenzialmente IpTV.

Fastweb propone già la propria OnTV dal 2001 via fibra ottica e dal 2003 via Adsl; nel dicembre 2005 è nata Alice Home TV di Telecom; nel marzo 2006 è prevista la prima sperimentazione di Tiscali sulla città di Cagliari per poi estendersi nei mesi successivi ad altre città e infine anche Wind sta lavorando per arrivare a proporre la propria IpTV.

Ma che cosa significa IpTV? Che cosa mi offre? Dove la posso vedere? E’ molto semplice.

Evito tutti i dettagli tecnici e tecnologici e vi racconto come si fa e cosa si vede.

Ovviamente occorre avere un collegamento Adsl di minimo 4 Mbit (oggi è la normalità) attivato con Fastweb oppure con Telecom, per il momento, entro la fine del 2006 probabilmente si potrà scegliere anche tra Tiscali e Wind.

E’ evidente che il collegamento con Fastweb consente di accedere ai contenuti di OnTV, con Telecom a quelli di Alice Home TV e via di seguito, nel senso che ogni operatore ha la propria piattaforma televisiva.

Non si può avere un contratto Adsl con Telecom e pretendere di ricevere la OnTV di Fastweb e viceversa. Comunque, una volta scelto l’operatore e attivata la linea Adsl, si richiede l’opzione televisiva, che sarà attivata da un tecnico che vi porterà in casa un piccolo decoder, che collegherà da un lato al modem Adsl e dall’altro al vostro normale apparecchio televisivo; un telecomando, necessario per selezionare i contenuti TV che si intende guardare e una tastiera, identica a quella di un computer, che consentirà di navigare in internet dallo schermo televisivo.

Fatto questo siamo pronti per poterci sperimentare.

Accendiamo il nostro apparecchio televisivo che, come normalmente accade, si sintonizzerà sui canali che riceve dalla vecchia antenna condominiale.

Già perché l’attivazione della IpTV non esclude le altre fonti di segnale. Con il suddetto telecomando accendiamo il decoder della IpTV.

Pochi secondi per il caricamento e finalmente sullo schermo della nostra TV appare un menù che comprende tutti i contenuti a cui si può accedere.

Faccio degli esempi generici perché i due operatori oggi attivi, Fastweb e Telecom, hanno grandi diversità nella loro offerta dovute sia dalla “differenza di età” (bisogna tenere conto che ogni mese è possibile inserire contenuti nuovi nel proprio menù) che delle scelte di politica editoriale. Diciamo che qualsiasi operatore può inserire nel proprio menù tutti i canali nazionali classici (Rai 1, 2, 3, Canale 5, Italia 1, Rete 4, La7 e MTV);  i canali tematici satellitari con cui riesce a stringere accordi (Sky Cinema, Sky Sport, CNN, BBC World, Disney Channel, ecc.); e un’offerta di video on demand divisa per aree tematiche (film, sport, musica, news, ragazzi, sapere, ecc.) ciascuna delle quali comprende un catalogo di contenuti (film, documentari, cartoni animati, spettacoli, sceneggiati, ecc.) a cui si può accedere in qualsiasi momento della giornata in quanto svincolati da un palinsesto orario.

In sostanza l’offerta IpTV ha la possibilità di coprire una buona parte dell’offerta televisiva classica e già normalmente in onda sia via etere che via satellite aggiungendo però un archivio di contenuti svincolati da ogni palinsesto e quindi fruibili a nostro piacimento in qualsiasi momento della giornata.

Naturalmente tutto ciò ha un costo di abbonamento al servizio.

Tale abbonamento comprende una serie di canali e di contenuti a cui si può accedere senza ulteriori esborsi, mentre altri prevedono pagamenti specifici nella logica secondo la quale si paga ciò che si consuma (un film può costare dai 3 ai 5 euro, le partite di calcio in diretta costano 5 euro, ecc.).

In generale, sulla base di un normale consumo, si può quantificare un costo complessivo (abbonamento + acquisto di un contenuto a pagamento – film, partita di calcio o altro – a settimana) intorno ai 60 euro mensili.

Oltre a quest’offerta, tipicamente televisiva, la IpTV è in grado di offrire altri servizi estremamente interessanti.

Due in particolare: la possibilità di videoregistrare i programmi dei canali nazionali senza bisogno di videoregistratore e videocassette e la possibilità di collegarsi a internet navigando in rete come si fa normalmente con il computer.

Quest’ultima opzione è particolarmente importante perché consente di accedere ai vantaggi e alle comodità di internet anche se non si possiede un computer, per esempio: pagare le bollette senza andare in posta; gestire il proprio conto corrente (controllare l’estratto conto, effettuare bonifici, ecc.) e il rapporto con la propria banca on line; visitare siti di informazione (corriere.it, repubblica.it, ecc.); e molto altro ancora.

Febbraio 2006

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