La Chorisia Speciosa, oggi chiamata Ceiba Speciosa, è considerata da molti un albero a causa della sua imponenza in età matura (può raggiungere i 15/29 metri di altezza). In realtà si tratta di una pianta succulenta che appartiene alla famiglia delle Bombacacee, piante che assorbono i liquidi dal terreno e li conservano per attingere da questa riserva durante i periodi di siccità.
In particolare la Chorisia Speciosa immagazzina i liquidi che le sono necessari nelle fibre del fusto di qui la sua particolare forma, grande e tondeggiante nella parte bassa del fusto appunto, tanto da essere anche chiamata “albero bottiglia”.
La seconda particolarità di questa pianta è di avere il fusto e i rami completamente ricoperti da robuste spine: una difesa naturale proprio della sua riserva d’acqua.
L’habitat naturale della Chorisia Speciosa comprende le zone meridionali del sud America: Brasile, Paraguay e in particolare l’Argentina, dove è molto diffusa e nota come “palo borracho” (albero ubriaco).
E’ coltivata anche nelle regioni tropicali e subtropicali dell’emisfero nord, sino alle Antille e al sud degli Stati Uniti.
In Italia la troviamo particolarmente diffusa in Sicilia, dove è stata introdotta, alla fine dell’800, nell’orto botanico di Palermo.
Grazie alla sua straordinaria bellezza durante la fioritura è diventata nel tempo una pianta ornamentale caratteristica dell’isola.
Le foglie della Chorisia Speciosa hanno un colore verde brillante, sono frastagliate e sono composte da cinque foglioline.
La fioritura, che avviene in estate, è particolarmente abbondante nelle piante matura ed è caratterizzata da meravigliosi fiori, che ricordano vagamente le orchidee e che possono assumere tutte le tonalità del rosa, da pallido fino al più acceso.
Come avrete già capito la sua coltivazione è riservata alle regioni calde del sud Italia. Si può partire direttamente dal seme, che può essere facilmente recuperato all’interno del frutto della Chorisia Speciosa: un frutto che è composto da una grossa capsula ovoidale di colore verde scuro che al suo interno contiene i semi avvolti in una fitta lanuggine bianca, abbastanza simile al cotone.
Una volta recuperato il seme è sufficiente tenerlo in uno straccio bagnato (più che umido) per una giornata per poi piantarlo in un terriccio misto pomice con torba e normale terra di campo.
La germinazione è piuttosto veloce, mentre la successiva crescita della pianta è decisamente lenta. Per questo motivo è possibile piantare il seme anche in vaso, purché sia un vaso grande con molta terra (con poca terra la pianta non produce fiori).
Per qualche anno, fino a che le dimensioni non vi obbligheranno all’impianto in piena terra, vi darà grandi soddisfazioni.
Quando la piantina è piccola ha bisogno di innaffiature regolari, almeno due/tre volte a settimana, poi le innaffiature potranno essere diradate fino a lasciare che sia la natura che se ne occupi con le piogge stagionali.


