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SAGA
Informazione sul DIY in Italia

Autoproduzione e autocostruzione, riuso, riutilizzo e riciclo, tutti concetti teorizzati e su cui sono stati scritti interi libri, sempre trascurando un aspetto che invece sta alla base di tutto.

Noi italiani, che abbiamo una preparazione scientifica scarsissima, che decantiamo Dante ma pensiamo che Archimede sia un personaggio dei fumetti, che vediamo nella manualità un sinonimo di povertà, siamo davvero in grado di fare del bricolage?

E soprattutto ne abbiamo davvero voglia?

In molti casi la risposta è no.

In un nostro sondaggio, voi stessi lettori di Bricoliamo avete definito, nel 37% dei casi, il bricolage una seccatura.

Una seccatura necessaria, ma pur sempre una seccatura. Il 36% ha dichiarato che il bricolage è risparmio e solo il 16% relax e l’8% soddisfazione.

Quando si parla di autocostruzione o di riuso di vecchi oggetti restaurati o trasformati bisogna tenere conto che spesso stiamo parlando di lavori che, al lato pratico, si possono rivelare tutt’altro che semplici.

Ciò non significa che non esistano nostri connazionali che si cimentino in ardite costruzioni in legno o riqualificazioni di vecchi oggetti scovati nel solaio.

Il problema è che i manufatti di questi bricoleur, pur se talvolta ingegnosi, sono spesso terribili da un punto di vista estetico, il che provoca normalmente imbarazzo nelle mogli e frustrazione nei bricoleur.

Questa categoria di bricoleur, che possiamo definire “funzionali” esiste, anche se, nelle logiche costruttive più complesse, probabilmente è sempre più ristretta all’ambito dei pensionati, mentre per piccoli lavori di ripristino o di riutilizzo di vecchi oggetti, normalmente da buttare, si allarga anche ad una fascia, riteniamo limitata, di giovani e meno giovani intellettuali che teorizzano il riutilizzo, la trasformazione e la ristrutturazione degli oggetti in una logica anticonsumistica e ambientalista.

La differenza tra queste due sottocategorie di funzionali risiede nel fatto che se la prima, quella dei pensionati, comprende persone spesso preparatissime e in grado di risolvere molti dei problemi legati alla riparazione e alla manutenzione della casa; le seconde sono normalmente piuttosto improvvisate dal punto di vista tecnico con risultati, in termini di manufatto finale, non sempre funzionali agli obbiettivi prefissati.

Il denominatore comune lo troviamo nella mancanza, per motivi diversi, di gusto dell’estetica: viene privilegiato l’oggetto funzionale trascurando completamente il vecchio motto secondo il quale “anche l’occhio vuole la sua parte”.

Il design it yourself

Una soluzione estremamente interessante per risolvere il problema dell’aspetto estetico del manufatto bricolage è rappresentata da una nuova tendenza elaborata dal mondo dell’architettura e del design per il mondo del bricolage.

Si tratta di proporre progetti studiati nella funzionalità e nel gusto da designer e affidati alla produzione fai da te. Non si parla di riuso e di riutilizzo, bensì di costruzione di un manufatto, sulla base dei disegni e delle indicazioni di un designer, utilizzando prodotti e semilavorati che si possono trovare facilmente in commercio nei centri per il bricolage.

La prima esperienza in questo senso l’abbiamo vista durante il BricoDay 2009, quando gli architetti di Pop Solid presentarono il loro progetto “Recession Design”.

Lo stimolo culturale del prodotto di design autocostruibile ha avuto da subito riscontri importanti, primo tra i quali l’esposizione permanente di alcuni prodotti autocostruiti e autocostruibili al MAK Museum di Vienna.

Nel 2010 poi questa nuova tendenza ha avuto una consacrazione ancora più importante con la Factory Sapienza Design dell’Università La Sapienza di Roma che ha presentato al SUN 2010 di Rimini, un analogo progetto, chiamato “Design It Yourself”.

Nel bricolage approda il buon gusto

La scelta, secondo noi intelligente di non percorrere la strada del riutilizzo (probabilmente più di moda in questo periodo) consente di serializzare i prodotti e mettere tutti nelle condizioni di realizzare i progetti proposti.

In questo modo viene introdotto nel mondo del bricolage ciò che mancava e che non si poteva comprare: il buon gusto.

Per dovere di cronaca dobbiamo rilevare come questa tendenza, che abbiamo a ragion veduta definito nuova, ebbe una sua prima manifestazione nel 1974, quando Enzo Mari, uno dei padri più scorbutici del design italiano, in aperto conflitto con il concetto di merce e di mercificazione, realizzò un volume sulla “Autoprogettazione” in cui presentava progetti di manufatti da realizzare da sé ma disegnati con le logiche e il gusto di uno dei designer più famosi al mondo.

Nel filmato Enzo Mari e la sua Sedia1

Il fatto curioso è che durante la scorsa edizione del Salone del Mobile di Milano, la Artek, in occasione dei suoi 75 anni di attività, ha annunciato la messa in commercio della Sedia1 di Enzo Mari, rigorosamente in “scatola di montaggio”.

Anche questo è un segnale inequivocabile di come il bricolage stia cambiando e si stia trasformando da pura manualità in progetto culturale che regala immagine e prestigio a chi lo pratica: l’esatto contrario di quanto accadeva solo dieci anni fa.

Nella foto: Enzo Mari costruisce la sua Sedia1.

Ottobre 2010

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