Il legno è un materiale “vivo” e in quanto tale va curato e protetto con attenzione e, soprattutto, scegliendo i prodotti giusti.
In questo caso dobbiamo spezzare una lancia a favore delle finiture impregnanti e decorative della PNZ, azienda tedesca presente in tutta Europa con la sua linea di prodotti per la cura e il restauro del legno.
Tutti prodotti realizzati con sostanze a base naturale e con innovativi procedimenti di nanotecnologia.
Ma quali sono i vantaggi pratici che si hanno usando un impregnante PNZ realizzato con nanotecnologia?
Una premessa prima di arrivare alla risposta: le materie prime naturali utilizzate nei prodotti PNZ (cere e oli naturali vegetali, resina dammàr, meticellulosa, saponi di zirconio e cobalto, gommalacca e ossidi di ferro) vengono micronizzate a dimensioni invisibili a occhio nudo e impalpabili al tatto.
In questo modo l’unità di misura dei materiali divento il nano-metro, cioè una miliardesima parte di metro.
Naturalmente per ottenere queste nano-strutture occorrono procedimenti di alta tecnologie e moderni impianti robotizzati, che, attualmente, pochissime fabbriche di beni di consumo dispongono.
Il grandissimo vantaggio di questo procedimento produttivo lo si può apprezzare quando il prodotto PNZ viene a contatto con il supporto da trattare.
Le nano-particelle che compongono il prodotto e che vengono trasferite con il pennello sul supporto, penetrano facilmente e molto in profondità, anche quando il supporto è poco poroso.
Inoltre, mentre la soluzione acquosa evapora, le nano-particelle si ricompongono formando un’ordinata barriera superficiale, decorativa, protettiva ma assolutamente traspirante e di eccezionale resistenza.
I tempi di asciugatura di questi impregnanti sono leggermente più lunghi di quelli dei tradizionali prodotti a base acqua o solvente, proprio perché non si tratta dell’asciugatura di un film di sostanze plastiche, ma della formazione di una nano-barriera che si aggrappa in profondità anche nei legni poco porosi.
Il risultato è un’eccezionale resistenza al graffio, ai raggi UV e agli agenti atmosferici più severi.
Marzo 2016
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