Il 26 maggio scorso si è tenuto un incontro in cui Assofermet ha presentato FerrCredit, un nuovo progetto, dedicato per il momento ai grossisti di ferramenta, che, con la collaborazione di Fox & Parker, società specializzata in rating e business information, mira a razionalizzare la rete delle informazioni e delle competenze in modo da prevenire, monitorare e gestire eventuali situazioni difficili che si possono venire a creare con i propri clienti e che potrebbero portare a sofferenze nei pagamenti, fino al serio problema delle insolvenze.
In sostanza FerrCredit possiamo definirlo come una centrale rischi ferramenta.
Il progetto ha già vissuto una sua prima fase, durata circa un anno e mezzo, grazie alla sensibilità di 14 grossisti Assofermet che agiscono prevalente nel centro e sud del Paese.
Al di là dei risvolti positivi che la costituzione di una Centrale Rischi porta ovviamente all’interno di un settore, soprattutto se tanto frammentato come quello delle ferramenta, il lavoro di Fox & Parker ha portato alla luce una serie di dati estremamente interessanti e che forse in molti non si aspetterebbero.
Sappiamo come il settore ferramenta, sia nella declinazione professionale che in quella orientata al bricolage, sia assolutamente carente di dati.
Quante sono le ferramenta tradizionali in Italia?
Quale fatturato sviluppano?
Sono domande a cui nessuno è ancora riuscito a dare risposte certe.
Per quanto riguarda il numero delle ferramenta è sempre stato stimato in un numero intorno alle 10 mila.
E quando si dice sempre si intende dagli anni ’80 fino ad oggi, indipendentemente dalla nascita della GDS e delle crisi, più o meno gravi, che si sono alternate negli ultimi 30 anni.
Obbiettivamente Assofermet ha sempre sostenuto che tale dato numerico fosse sottostimato rispetto alla reale presenza e penetrazione territoriale delle ferramenta in Italia.
Oggi, con i dati raccolti da Fox & Parker, quelle che prima erano stime e sensazioni diventano fatti incontrovertibili.
Teniamo sempre conto che stiamo parlando del mercato del centro e sud (dalla Toscana alla Sicilia), ebbene in questo anno e mezzo Fox & Parker ha censito 15.532 anagrafiche (quindi non parliamo di stime o di proiezioni, ma di numeri assoluti) di cui: 9.952 ferramenta, 3.450 colorifici e 2.130 magazzini edili.
Avete letto bene, novemilanovecentocinquantadue ferramenta nel centro e sud, ciò significa che se proviamo a proiettare il dato a livello nazionale probabilmente non sbagliamo se ci posizioniamo intorno alle 18 mila ferramenta e altrettanto probabilmente potrebbe essere molto vicino alla realtà quanto Andrea Lenotti, presidente di Assofermet, sostiene da tempo, cioè che l’intero universo distributivo che coinvolge le merceologie facenti capo al comparto ferramenta (ferramenta, utensilerie, colorifici, centri fai da te, centri edili, ecc.) sia quantificabile intorno alle 40 mila unità.
Un numero enorme che definisce con grande forza l’importanza del comparto ferramenta nell’ambito del commercio e dell’economia nazionale.
Un altro dato importante che emerge dai dati Fox & Parker riguarda i tempi e le modalità di pagamento che intercorrono tra fornitore, in questo caso il grossista, e ferramenta.
Ebbene, sempre partendo dai dati provenienti dai 14 grossisti coinvolti nel progetto, scopriamo che su un fatturato totale annuo (2014) di 342.737.000 euro, i punti vendita con ritardi di pagamento sono 2.174 (dato di aprile 2014 in calo del 7,3% rispetto all’aprile 2013), per un ammontare totale di 32.829.902 (dato di aprile 2014 in calo del 5,3% rispetto all’aprile 2013). Il ritardo medio ammonta a 180 giorni, anch’esso in calo dell’11,5% rispetto al 2013.
Numeri che per la loro entità, quando li abbiamo sentiti, ci hanno fatto tremare le vene dei polsi. Per capire meglio quale dovesse essere la corretta lettura di questi numeri ci siamo rivolti a Christian Cattalini, marketing & development manager di Fox & Parker e gli abbiamo chiesto, sulla base delle loro esperienze e delle centrali rischi già attive nei settori elettrico, idrotermosanitario e colori e vernici, quanto fossero virtuosi o al contrario preoccupanti i numeri registrati nel comparto ferramenta.
La sua risposta è stata molto chiara e confortante. In realtà l’entità dei ritardi nei pagamenti nel settore ferramenta è in linea se non migliore di tanti altri comparti, ma il dato decisamente più confortante è che sul totale dei ritardi soltanto lo 0,4% si trasforma in vere e proprie insolvenze
Per il momento il progetto FerrCredit ha dato risultati riguardo alla distribuzione di ferramenta del centro e sud, ma naturalmente Assofermet sta lavorando per estendere il progetto anche ai grossisti di ferramenta del nord, quindi possiamo aspettarci in un prossimo futuro un quadro finalmente esatto ed esaustivo riguardo al peso e alla penetrazione delle ferramenta tradizionali sul territorio italiano.
Un altro importante progetto presentato da Assofermet, in collaborazione con IdroLab, riguarda la digitalizzazione e l’automatizzazione della gestione dei prodotti e degli ordini.
Nel settore ferramenta sappiamo che esistono ancora molte difficoltà ad avere, da parte dei fornitori, i prodotti dotati di codice a barre, il che ci fa capire quanto sia importante, oltreché ambizioso il progetto di Assofermet.
Tuttavia è indubbio che automatizzare i processi è oggi una scelta imprescindibile. IdroLab è la società che ha curato con successo il medesimo progetto per Angaisa, nel settore idrotermosanitario e Massimo Minguzzi, amministratore delegato di IdroLab, ha sottolineato come, sulla base di tale esperienza, si possa affermare senza timore di essere smentiti che la gestione manuale di un ordine, dall’acquisizione alla fatturazione, ha un costo pari a 79 euro, che si riducono drasticamente a 16 euro nel caso lo stesso ordine fosse gestito in maniera automatizzata.
Naturalmente per Assofermet e per il comparto della ferramenta il problema principale non sarà quello di scegliere e adottare un linguaggio digitale che consenta l’automatizzazione dei processi di gestione dei prodotti, dei cataloghi e degli ordini (la strada già tracciata da Angaisa potrà ovviamente essere molto utile), bensì la difficoltà sarà quella di ottenere un adeguamento da parte dei fornitori a questo nuovo linguaggio, in modo da avere una gestione del rapporto completamente digitale e automatizzata.
E’ uno di quei casi in cui l’unione fa la forza: se Assofermet riuscirà ad aggregare tutti o molti dei grossisti associati intorno a questo progetto abbiamo la sensazione che le aziende fornitrici dovranno gioco forza adeguarsi.
Per concludere, quella che abbiamo visto durante l’incontro che vi abbiamo raccontato è un’Assofermet estremamente dinamica e determinata, con un calendario di appuntamenti e incontri estremamente ricco e con la volontà di assumere un ruolo trainante all’interno della filiera lunga della ferramenta nazionale.
Prima di congedarci abbiamo rivolto qualche domanda ad Andrea Lenotti, neopresidente di Assofermet, partendo proprio dalla decisa impronta di dinamismo che sta dimostrando l’Associazione.
“Saremo un martello pneumatico – sottolinea con forza Lenotti -, il nostro settore merita un’Associazione di categoria attiva e presente su tutte le problematiche da risolvere per portare innovazione e per conquistare agli occhi di tutti il peso che nei fatti abbiamo. Solo i nostri associati sviluppano ogni anno un giro d’affari pari a 1,2 miliardi di euro (sell in – n.d.r.) verso una platea di 40 mila negozi che trattano prodotti di ferramenta. La filiera lunga, la distribuzione tradizionale e il rapporto con il consumatore non sono concetti astratti, sono l’espressione della nostra storia e della nostra competenza. Una competenza unica che deve essere protetta in quanto sarà la chiave del mercato futuro”.
La parola “tradizionale” però non va molto di moda in un periodo storico dove la velocità del web e l’immagine luminescente della grande distribuzione esercitano un grande effetto presso i consumatori.
Come pensate di confrontarvi con la distribuzione “moderna”?
In primo luogo non sono per niente d’accordo sul fatto che la storia, la tradizione e la competenza non siano concetti di moda, anzi credo che sia proprio ciò che oggi viene ricercato. Venendo alla sua domanda francamente non credo che la grande distribuzione, con i suoi 700 punti vendita, possa essere un problema per i 40 mila negozi di prossimità che animano il nostro mercato. Al contrario io credo che la grande distribuzione e anche il web possano essere e saranno per noi un’opportunità, saranno nostri partner e non nostri avversari.
Chi saranno gli “avversari”?
Paradossalmente eventuali problemi al corretto sviluppo del nostro settore potrebbero crearli proprio i nostri fornitori. Ci sono già oggi aziende, anche importanti, che stanno facendo scelte dal nostro punto di vista discutibili. Alludo all’apertura di negozi monomarca, di negozi virtuali su Amazon o eBay e di iniziative che non prendono in considerazione la filiera lunga che necessariamente caratterizza da sempre il nostro settore: è ovvio a tutti che il ruolo del grossista se si vuole raggiungere una penetrazione territoriale significativa è indispensabile. Per avere successo in un mercato frammentato come il nostro, la storia e la competenza sono caratteristiche imprescindibili e , come ho già detto, sono le caratteristiche che ci contraddistinguono. Tutti insieme, tramite Assofermet, dobbiamo impostare con le aziende del settore un rapporto franco e leale, a tutto vantaggio sia nostro che loro.
Maggio 2015
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