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a cura di Avatar photo

Sull’esposizione universale che si sta tenendo a Milano ne abbiamo lette e sentite di tutti i colori.

Dagli entusiasti  che descrivono un Expo fantastico, emozionante e a tratti commovente, fino ai tanti Troll (soggetto che interagisce con gli altri tramite messaggi provocatori, irritanti, fuori tema o semplicemente senza senso, con l’obiettivo di disturbare la comunicazione e fomentare gli animi – wikipedia) che, dopo essersi sfogati su ritardi e corruzioni (obbiettivamente senza avere tutti i torti), ora, a Expo decollato, vanno alla quotidiana ricerca del famoso pelo nell’uovo nascosto nel pagliaio di una fattoria disabitata da anni alla periferia di Buford (il paesino più piccolo degli U.S.A.) nel Wyoming.

Noi di Bricoliamo non apparteniamo ne alla prima e nemmeno alla seconda fazione, ma prima di confidarvi cosa ne pensiamo vi lasciamo alla visione del filmato che abbiamo realizzato all’interno del Padiglione Italia.

Sgombriamo subito il campo da qualsiasi equivoco: l’Expo di Milano vale la pena di essere visitato.

Le scelte architettoniche e di design della grande maggioranza dei padiglioni sono assolutamente straordinarie e offrono al visitatore un’esperienza culturale ed emozionale unica.

Non tutti i Paesi hanno svolto in maniera corretta il tema “Nutrire il Pianeta”, lasciandosi andare a una rappresentazione promozionale, sempre di grande spettacolarità, ma con contenuti a volte troppo dimessi.

E’ il caso per esempio di Israele che si limita a proporre un meraviglioso cortometraggio su uno schermo gigantesco. Meraviglioso, lo sottolineiamo, ma in termini di contenuto non troviamo nulla di più di quello che possiamo leggere su un libro di geografia delle scuole medie.

Oppure del Vietnam che, a fronte di un padiglione che strutturalmente è forse uno tra i più belli di Expo, al suo interno ospita una sorta di mercatino dove vengono venduti souvenir buoni per l’asta delle fetecchie di capodanno.

Molto positivi e pertinenti al tema di Expo abbiamo invece trovato, per esempio (ne citiamo solo due per pareggiare i conti con i precedenti),  i padiglioni della Corea e della Svizzera.

La Corea, con una bellissima struttura architettonica ispirata al Moon Jar (Vaso Luna), una ceramica tradizionale coreana il cui nome deriva dalla sua somiglianza alla luna piena e in cui si conservano ancora oggi cibi fermentati, pone ai visitatori una serie di quesiti sulla cultura e le abitudini alimentari dell’uomo moderno.

Le malattie causate dall’eccessivo consumo di cibo, il progressivo esaurimento delle risorse alimentari e il costante aumento di cibi preconfezionati sono stati rispettivamente raffigurati sotto forma di opere visive di grande impatto, che raggiungono lo scopo di sensibilizzare i visitatori sulla crisi alimentare che stiamo affrontando oggi.

La strada proposta è quella della natura, dell’equilibrio e di un rapporto armonico con il cibo.

Tanto divertente quanto efficace è il padiglione della Svizzera che si pone una domanda lecita “Ce n’è per tutti?”.

La risposta è ovviamente no e la riflessione che viene stimolata è su quell’abuso inutile di cibo e di risorse che non appaga noi e che penalizza gli altri.

Il Padiglione è costituito da quattro torri colme di generi alimentari locali (caffè, mele, sale e acqua) contenuti in scatole dalle quali il visitatore può attingere.

Ma c’è un limite alle risorse disponibili. Superarlo significa privare gli altri visitatori delle stesse possibilità.

Oltre ai padiglioni dei Paesi partecipanti a Expo vogliamo segnalare anche la mostra curata da Vittorio Sgarbi e allestita all’interno del padiglione Eataly di Oscar Farinetti.

Una collezione di quadri e sculture di altissimo interesse e valore artistico.

In sostanza abbiamo trovato un Expo eccellente sul piano delle architetture dei padiglioni, meno bene per quel che concerne il rispetto del tema “Nutrire il Pianeta”, a volte sacrificato sull’altare della promozione e della spettacolarità.

D’altro canto dobbiamo aggiungere che i visitatori di Expo acquistano il biglietto con l’aspettativa di essere emozionati e di vivere un’esperienza divertente e in questo senso la spettacolarità è una ricetta che funziona.

Ma veniamo ora al Padiglione Italia di cui vi abbiamo mostrato il filmato.

Ci sentiamo di condividere la vibrante opinione di Vittorio Sgarbi: molto bello e molto spettacolare il contenuto, non altrettanto il contenitore soprattutto se si considerano i 90 milioni di euro di costo.

L’unico problema è la costante coda di una o due ore che si deve sopportare per poter accedere al padiglione.

Una volta entrati lo spettacolo è assicurato.

Dopo la prima sala dedicata a 21 imprenditori italiani che hanno espresso eccellenze assolute nei loro settori, si passa un corridoio ricco di filmato sui grandi disastri naturali che hanno colpito l’Italia, per poi giungere al cuore dell’esposizione con tre sale dedicate alle bellezze del nostro Paese: la natura, l’architettura e l’arte.

Sono tre sale molto grandi che appaiono enormi in quanto rivestite da specchi sui quali vengono proiettate immagini strepitose che compongono un caleidoscopio di emozioni davvero unico.

Curioso è poi lo spazio in cui Expo si chiede “come sarebbe un mondo senza Italia?”, Con quattro risposte registrate da quattro personaggi eccellenti e la rappresentazione, in un plastico, del Mediterraneo dove spicca la tremenda assenza del nostro stivale.

La visita si chiude con la ricostruzione dell’Italia divisa per regioni e, in ogni regione, i vivaisti hanno ricostruito in piccolo le proprie produzioni agricole tipiche.

Una curiosità: ogni regione ha portato addirittura la propria terra per allestire lo spazio.

Questo è in sintesi quello che ci ha colpito.

Vale la visita.

Giugno 2015

ROTTA DI NAVIGAZIONE (i filmati di alcuni tra i padiglioni più interessanti):

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