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QUELLO CHE SEGUE È IL CAPITOLO 22 DEL LIBRO “TIME OUT: UN MOMENTO DI RIFLESSIONE SULLA TV SATELLITARE, INTERNET E IL DIGITALE TERRESTRE TRA TECNOLOGIA, POLITICA E CONTENUTI”, SCRITTO DA MAURO MILANI NEL 2005.

La pay Tv prevede la messa in onda di un canale televisivo, che può essere pay (a pagamento) come per esempio Milan Channel oppure free (gratuito), come per esempio Sailing Channel (pur se integrato nel bouquet Sky per accedere al quale occorre comunque aver pagato un abbonamento), con un preciso palinsesto che può coprire da un numero determinato di ore della giornata, fino al totale delle 24 ore.

La caratteristica della pay Tv è quello di prevedere un palinsesto dove, nelle diverse fasce orarie e nei diversi giorni della settimana o del mese, siano presenti diverse repliche dello stesso programma.

In un palinsesto di un canale satellitare un determinato programma può essere ritrasmesso fino a 20-25 volte, il che consente, da un lato di ottimizzare i costi di produzione e dall’altro di garantire la visione ai telespettatori interessati in diversi giorni e in diverse fasce orarie.

La variante fondamentale nell’ambito della pay Tv è costituito dalla pay per view, che è la possibilità che viene offerta all’utente di acquistare anche un solo e determinato contenuto (un film, la diretta di una partita di calcio o di un altro evento sportivo).

Queste caratteristiche distinguono evidentemente in maniera molto netta la tipologia di contenuto proposto dalla televisione satellitare da quello proposto dalla televisione generalista.

La proposta tematica della televisione satellitare la possiamo distinguere in tre grandi famiglie: l’intrattenimento, il documentario e l’informazione settoriale e didattica.

La prima categoria comprende tutti i canali dedicati ai film, allo sport, al calcio, ai cartoni animati per i bambini e i ragazzi, con una programmazione che affianca alla dominante proposta di contenuti specifici, programmi di commento o, nel caso dello sport e del calcio, dirette di partite ed eventi.

Nella categoria del documentario, dove troviamo canali di grande prestigio e qualità, come Discovery Channel e National Geografic, il palinsesto è sostanzialmente assimilabile ad una scatola organizzata che contiene documentari su ogni argomento.

La categoria dell’informazione settoriale e didattica è sicuramente la più carente in termini di offerta, probabilmente perché è quella che, più di altre, richiede competenze specifiche sul tema trattato. Degli esempi in tal senso sono rappresentati da Rai Sat Gambero Rosso, Alice, Marco Polo, Leonardo, oltre ai canali finanziari come Bloomberg o 24 Ore Tv.

Sicuramente da questo piccolo elenco mancano dei canali, ma altrettanto sicuramente quelli che posso aver dimenticato, e di questo mi scuso, non sono molti. Rimane sempre e comunque un piccolo elenco. Niente bricolage, niente collezionismo, niente musica jazz, niente arredamento, niente fitness, niente giardinaggio e qui mi fermo, ma in realtà con questo elenco potrei veramente riempire delle pagine.

Tutte mancanze che saranno ovviate dalla nascita e crescita del digitale terrestre, almeno così ci dicono i grandi gestori della comunicazione televisiva in Italia. La verità è che per realizzare e gestire un canale televisivo specializzato in uno specifico settore occorre impegno, fatica, preparazione e investimenti in risorse umane qualificate, che conoscono il settore in questione o che, quanto meno, abbiano la professionalità necessaria per poterlo comunque capire e approfondire.

Un grande lavoro che però normalmente porta ad un seguito di pubblico certamente attento, qualificato e interessato, ma numericamente contenuto e in quanto tale poco o per niente interessante per i grandi investitori pubblicitari che, come ho già avuto modo di sottolineare, essendo detentori di un livello di pigrizia straordinariamente significativo, preferiscono dirottare completamente i budget verso i media che garantiscono le audiences più elevate possibili. Non importa se il livello di dispersione del messaggio è di dimensioni imbarazzanti e quindi si gettano dalla finestra un sacco di soldi. L’importante è poter sostenere di aver acquistato il meglio e il meglio è determinato dai grandi numeri. E’ un po’ come acquistare cinque buste di minestrone Findus da un chilo per fare delle zucchine trifolate: le zucchine, cercando con cura, sicuramente le trovo, ma tutto il resto lo butto perché non mi interessa.

Anche i manager della comunicazione televisiva non sono comunque da meno: non hanno nessuna voglia di prendere la famosa valigetta e visitare, uno per uno, i potenziali inserzionisti, ai quali spiegare il mezzo, i vantaggi ed evidenziare la grande differenza di costo tra un passaggio su una Tv tematica e una generalista, spiegando che il costo contatto più alto è premiato dalla qualità del contatto. Una pratica di lavoro che non è nuova, la stampa tecnica professionale da decenni lavora con successo in questo modo.

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