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Digitale 1: dalla tv analogica a quella digitale

a cura di Avatar photo

Gli ultimi dieci anni della nostra storia, non solo nazionale ma addirittura mondiale, hanno portato nelle case e negli uffici la più grande rivoluzione da quando Meucci inventò il telefono.

Oggetto di tale rivoluzione sono stati i mondi dell’informazione, della comunicazione e della telecomunicazione.

E’ una rivoluzione che oggi ci consente di fare e ricevere telefonate ovunque ci troviamo; di inviare testi, immagini e filmati con grande rapidità; di interagire con il nostro interlocutore, con il nostro pubblico e con il nostro consumatore in tempo reale; e molto altro ancora. E’ la rivoluzione della rete.

Tutto sommato il telefono, mobile o fisso, lo schermo televisivo, il computer o la radio non sono cambiati di molto: è arrivato lo schermo piatto al plasma o lcd, è arrivato il telefono cordles, è arrivato un design più raffinato e l’elettronica ha consentito di introdurre qualche nuova opzione.

Ma tutto sommato gli apparecchi sono rimasti più o meno tali.

La vera rivoluzione è stata invece l’introduzione della tecnologia digitale che ha trasformato, o meglio sta trasformando le reti di comunicazione (il doppino telefonico e le antenne condominiali) consentendo performance fino a dieci anni fa inimmaginabili.

La  vera rivoluzione è stata quella di aver scoperto la tecnologia che consente ti allargare il tubo consentendo così il passaggio di una mole di contenuti estremamente più voluminosa rispetto a prima. 

Ma procediamo con ordine.

I due standard tecnologici che hanno consentito l’introduzione della comunicazione digitale nelle case e negli uffici sono il DVB (Digital Broadcasting Video) e l’ADSL (Asymmetric Digital Subscriber Line).

DVB: lo standard tecnologico per la TV digitale

Il DVB è lo standard tecnologico, gestito a livello internazionale dal consorzio DVB che comprende i più grandi operatori mondiali della tecnologia (Alcatel, Nokia, Vodafone, Telefonica, ecc.), del contenuto  (Time Warner, Walt Disney Company, Mediaset, Rai, ecc.) e delle istituzioni, che consente la diffusione di immagini televisive attraverso un mezzo digitale anziché analogico, con un conseguente aumento di qualità e prestazioni.

Lo standard DVB si distingue in DVB-S (satellitare), DVB-C (cable), DVB-T (terrestrial) e DVB-H (handheld – telefonia mobile), tenendo conto che quest’ultimo è sostanzialmente un’applicazione del DVB-T di cui sfrutta sia l’impianto tecnologico che quello di trasmissione (passa attraverso gli stessi ripetitori).

Il DVB-S è lo standard tecnologico che ci consente di ricevere tramite un’antenna parabolica e un decoder, collegati al nostro televisore, i segnali direttamente dai satelliti posti in orbita geostazionaria.

E’ la tecnologia che utilizza Sky per portare, agendo praticamente da monopolista, il suo bouquet di canali televisivi satellitari nelle case degli italiani.

Con lo standard DVB-C invece il segnale è ricevuto grazie ad un cavo coassiale o a fibra ottica.

L’unico operatore che in Italia utilizza questa tecnologia, avendo installato la rete di fibra ottica (pur se con una copertura limitata alle grandi città), è Fastweb.

Il DVB-T è lo standard che, più degli altri, sta dominando la scena della comunicazione televisiva: si tratta del cosiddetto digitale terrestre che, sulla base della legge 112 del 3 maggio 2004, la cosiddetta Legge Gasparri, avrebbe dovuto sostituire le trasmissioni analogiche “tradizionali” con quelle digitali entro la fine del 2006. Tale scadenza è stata al momento prorogata alla fine del 2008.

Tutto ciò è tecnicamente possibile perché grazie alla tecnologia DVB-T il segnale video è ricevuto attraverso le normali antenne televisive, non prevedendo quindi alcuna modifica agli impianti attualmente esistenti nelle case.

L’unico elemento in più che gli italiani dovranno acquistare, per amore o per forza (dal primo gennaio 2009 saranno spenti tutti i trasmettitori televisivi analogici), è uno specifico decoder, il cosiddetto Set Top Box, necessario per la decodifica del segnale digitale rendendolo così fruibile dai normali apparecchi televisivi.

Per agevolare e velocizzare l’acquisto dei decoder digitali il Governo italiano ha predisposto sia nel 2004 che nel 2005 un importante programma di incentivi, investendo una cifra pari a 200 milioni di euro, che ha convinto circa 3,7 milioni di italiani.

Ancora troppo poco.

D’altro canto si deve considerare che al gennaio 2006 i contenuti televisivi offerti dal digitale terrestre sono tendenzialmente scarsi rispetto alle aspettative e in più non sono ancora stati fatti tutti gli interventi strutturali necessari per poter portare il segnale al 100% della popolazione.

I piccoli comuni, e in Italia sono molti, non hanno tuttora la possibilità di ricevere il segnale digitale.

Infine, ultimo nato in seno allo sviluppo tecnologico digitale è lo standard DVB-H che, derivato dal DVB-T sfruttandone il sistema di trasmissione e l’infrastruttura di rete, consente di vedere i normali programmi televisivi dallo schermo di un telefono cellulare.

Per dare un’idea dello sviluppo tecnologico possiamo riassumere alcuni ricordi: il primo telefono cellulare messo in commercio risale al 1983, la marca era Motorola e il suo prezzo era di 4.000 dollari.

Lo standard utilizzato per la trasmissione e la ricezione era il cosiddetto TACS (Total Access Communication System).

Ben presto lo sviluppo tecnologico ha portato alla sostituzione dello standard TACS con il GSM (Global System for Mobile Communications), poi con il GPRS (General Packet Radio System).

Fin qui le funzionalità erano “limitate” (si fa per dire) alla comunicazione vocale e ai messaggini SMS.

Ormai già da qualche anno si è diffuso lo standard UMTS (Universal Mobile Telephone System) che consente anche la tra trasmissione di immagini e filmati, mentre oggi (febbraio 2006) sono già partite le prime campagne pubblicitarie per la promozione dei nuovi cellulari DVB-H (Digital Video Broadcasting Handheld), che consentono di vedere i programmi televisivi normalmente trasmessi dai vari canali TV.

I contenuti video erano già visibili dai cellulari UMTS, però nel caso di uso contemporaneo da parte di molti clienti della stessa zona del segnale UMTS il segnale diventava inevitabilmente scadente.

Tale problema è completamente superato dalla tecnologia DVB-H che garantisce un’ottima ricezione in ogni condizione (al chiuso o in movimento) indipendentemente dal numero di utenti collegati.

Febbraio 2006

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