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Il giardinaggio fa male all’ambiente

a cura di Avatar photo

Il titolo è decisamente forte soprattutto perché il “grido dall’allarme” viene dalla Gran Bretagna, dove l’hobby del giardinaggio è estremamente diffuso.

L’antefatto riguarda la pubblicazione da parte del quotidiano The Indipendent che ha riportato i risultati di una ricerca, The Domestic Garden: its contribution to urban green infrastructure, realizzata da tre diversi istituti (Univerity of Reading, University of Sheffield e Royal Horticultural Society), che hanno evidenziato come le pratiche di giardinaggio svolte normalmente dagli hobbisti inglesi abbiano un effetto dannoso sull’ambiente.

Cerchiamo di capire perché gli studiosi dei tre istituti sono arrivati ad una sintesi tanto inaspettata da chiunque curi con amore e dedizione il proprio giardino.

Nel dossier, per esempio si mette in evidenza come ciascun hobbista inglese usando il proprio rasaerba a scoppio immetta nell’ambiente 36 kg all’anno di CO2, oppure come, per innaffiare il prato possano essere utilizzati anche mille litri d’acqua all’ora, il corrispondente che una famiglia di quattro persone consuma in un giorno.

Senza parlare dei prodotti chimici che, secondo lo studio, sia per la loro produzione che per il loro uso, contribuiscono “significativamente al fenomeno dell’effetto serra”, ma anche l’uso della torba è definito molto critico perché, in Gran Bretagna, usato come compost rilascia circa mezzo milione di tonnellate di CO2 all’anno, ovvero l’equivalente di 100 mila automobili. Infine (concludiamo noi l’elenco per dovere di sintesi, ma in realtà non sarebbe finita qui) lo studio rileva come il 90% degli insetti nocivi importati in Inghilterra sono arrivati attraverso il commercio di piante ornamentali esotiche.

Al quotidiano londinese, Tijana Blanusa, della Royal Horticultural Society, ha rilasciato la seguente conclusione: “con i risultati di questo report in mente, la Royal Horticultural Society continuerà a lavorare a stretto contatto con i giardinieri, i commercianti e i ricercatori per minimizzare il potenziale impatto negativo e assicurare che gli appassionati ottengano il meglio dal loro giardino senza per questo impattare negativamente sulla Terra”.

Le nostre conclusioni

Come al solito è una questione di sensibilità e di buon senso.

Gli studiosi inglesi in realtà fanno emergere una problematica scontata.

E’ ovvio che i raserba a scoppio inquinino più di quelli a batteria, esattamente come accade con le autovetture.

Come è altrettanto ovvio che un uso indiscriminato di acqua o l’importazione di piante esotiche non debitamente controllate siano un grave danno per l’ambiente.

In sostanza quello che apprendiamo da questo studio sono cose ovvie, ma certamente vere e, in quanto vere, devono essere risolte per non perpetuare i danni che comportano.

E quindi cosa fare?

Ancora una volta ci sembra che la chiave di volta sia la qualità dei prodotti che si acquistano e la corretta informazione sullo sviluppo tecnologico del settore, con soluzioni a favore degli utilizzatori e dell’ambiente.

Per intenderci, per chi ha una villetta a schiera con un giardino di 300 mq la soluzione migliore sia per la propria qualità della vita (meno fatica, zero manutenzione e maggior soddisfazione), sia per la tutela dell’ambiente è un rasaerba a batteria.

Il costo sarà certamente diverso da un tradizionale rasaerba a scoppio ma, leggendo le mail dei nostri lettori che arrivano in redazione e ascoltando le persone dentro i negozi, siamo sicuri che, a fronte di una corretta e completa informazione sarebbero in molti a preferire la qualità, la comodità, la sicurezza e la tutela dell’ambiente a fronte di un giusto prezzo, seppur più alto rispetto ad altre soluzioni meno avanzate da un punto di vista tecnologico.

D’altro canto un rasaerba non lo si cambia tutti gli anni, anzi è tra quei prodotti che possono anche durare una vita (si fa per dire).

Quello del rasaerba è solo un esempio ovviamente: il discorso della qualità vale per qualsiasi prodotto destinato al bricolage o al giardinaggio.

E’ importante che le aziende facciano ricerca e innovazione, ma è altrettanto importante che i punti vendita siano un veicolo di informazione corretta e completa per mettere nelle condizioni i consumatori di fare scelte consapevoli.

Dopo di che ciascuno farà i conti con le proprie tasche, i propri muscoli e la propria coscienza.

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Marzo 2012

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