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a cura di Avatar photo

Quello che abbiamo trovato a Padova nello scorso settembre è un Flormart-Miflor ancora una volta uguale a se stesso.

Nonostante la crisi generalizzata del modello “mostra specializzata per l’operatore”, che sta perdendo ogni anno considerevoli consensi, l’evento padovano continua a riproporsi con lo stesso schema, gli stessi eventi, gli stessi convegni e, secondo l’organizzazione, gli stessi numeri. Infatti sono ormai dieci anni che l’ufficio stampa della Fiera di Padova pubblica dati sostanzialmente identici un anno con l’altro. Parliamo naturalmente dell’edizione settembrina: dai 1.100 ai 1.200 espositori, di cui circa 200 esteri provenienti da 17 Paesi (fino al 2003 erano 26 le Nazioni rappresentate), per un’area espositiva di 35 mila metri quadrati e un numero di visitatori professionali che varia da 26 a 28 mila.

Nonostante ciò dobbiamo rilevare come Flormart abbia in effetti dimostrato una buona tenuta nel settore del florovivaismo (fiori e piante).

Nonostante alcune assenza di rilievo l’edizione settembrina ha dimostrato di essere ancora considerata dal mercato come un punto di riferimento importante.

Il vero e significativo ridimensionamento che abbiamo notato riguarda invece le famiglie merceologiche più tecniche e orientate al garden center: per esempio i terricci, l’irrigazione e l’annunciato arredo giardino erano sostanzialmente inesistenti mentre il settore vasi, che ha mantenuto comunque uno spazio significativo, ha perso alcuni marchi importanti.

In sostanza abbiamo avuto la sensazione che il mercato e la manifestazione stessa vogliano maggiore concentrazione su quella che è la merceologia di riferimento storica, cioè il florovivaismo: piante, fiori e attrezzature per i florovivaisti.

Sembra essere richiesta una specializzazione più accurata su un comparto che, obbiettivamente, se lo merita. Il problema è che l’organizzazione, la francese GL Events, difficilmente sarà disposta a perdere metri quadrati e fatturato a favore di una maggiore concentrazione sul comparto del florovivaismo, pur se è di gran lunga il più importante della manifestazione.

Considerando l’impianto della manifestazione di quest’anno ci viene da pensare che gli organizzatori preferiscano ampliare il proprio spettro merceologico invadendo spazi già occupati da altre fiere: prime tra tutte la bolognese Expogreen e la riminese SUN. L’operazione, almeno per quanto riguarda quest’ultima edizione non è riuscita.

Forse potrà portare ad una riflessione accurata la profonda crisi che sta mettendo in dubbio l’apertura dell’edizione di febbraio di Flormart.

Aggirandosi tra gli stand erano assordanti i rumor che davano per definitivamente conclusa l’esperienza primaverile. Non esiste al momento alcuna conferma ufficiale di questa notizia, l’unico elemento che possiamo rilevare è che, contrariamente agli altri anni, alla chiusura del Flormart settembrino l’organizzazione non ha reso note le date dell’edizione primaverile.

Forse l’IPM di Essen dopo aver costretto alla chiusura il Miflor milanese, riafferma il proprio ruolo primario a livello internazionale erodendo anche gli spazi del Flormart di febbraio.

Settembre 2009

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