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Piante officinali: 7,8 milioni di italiani le usano per stare bene

a cura di Avatar photo

Secondo Coldiretti, sono quasi 8 milioni gli italiani che si curano con le erbe. Per questo, è stata approvata la riforma alla vecchia legge di settore.

La nuova, necessaria legge che disciplina il settore delle piante officinali nasce dalla riforma della numero 99 del gennaio del 1931, vecchia di quasi novant’anni: Coldiretti sottolinea l’importanza dell’approvazione di questa legge considerando che, secondo i dati Eurispes, circa 7,8 milioni di italiani usano le piante per curarsi.

La nuova legge risponde alle esigenze di regolamentazione del settore, che ha registrato un aumento della domanda di prodotti legati alla sfera della salute e del benessere.

Delle oltre 25 mila tonnellate all’anno di piante officinali consumate in Italia, il 75% è rappresentato dalle importazioni dall’estero: la legge deve sostenere la crescita della produzione Made in Italy.

Secondo i dati del Piano di settore delle piante officinali, sono 2938 le aziende agricole italiane che dispongono di una superficie destinata a piante aromatiche, medicinali e da condimento, per un totale complessivo di 7191 ettari.

La nuova norma deve agevolare gli imprenditori affinché coltivino, raccolgano e realizzino una prima trasformazione, sulla base di quanto previsto dalla legge di orientamento.

Il testo della legge di riforma introduce importanti novità, a partire dalla definizione delle piante officinali e dall’istituzione dei registri delle specie ammesse alla vendita, con le modalità e le condizioni per la certificazione di sementi; chiarisce che la coltivazione, la raccolta e la prima trasformazione delle piante officinali sono attività agricole e disciplina la raccolta spontanea per evitare l’impoverimento delle aree interessate, delle piante e dell’ambiente.

Coldiretti chiarisce inoltre che la riforma stabilisce come sia necessario adottare un piano di settore per migliorare la produzione e trasformazione delle piante officinali, sviluppando una filiera integrata per le imprese agricole.

Non meno importante, la possibilità da parte delle Regioni di creare marchi finalizzati a certificare il rispetto di determinati standard di qualità per le stesse piante.

Il giudizio generale sulla legge di riforma è positivo, ma, come afferma la stessa Coldiretti, “è evidente che sarà necessario un successivo intervento per rendere obbligatoria l’etichettatura di origine dei prodotti officinali, in coerenza con la direzione presa nel settore agro-alimentare, al fine di dare la massima trasparenza, una direzione chiesta dalla maggioranza dei consumatori”.

Il ritorno ai rimedi della nonna

Più di 6 italiani su 10, sulla base di un sondaggio proposto da Coldiretti, si difendono dai malanni di stagione affiancando alla medicina tradizionale una dieta alimentare adeguata, infusi ed estratti a base di erbe e frutti.

Per esempio, si utilizza il rosmarino per migliorare l’appetito, la mentuccia per rinfrescare, la salvia come digestivo e la maggiorana contro tosse e catarro.

Sono quasi 300 le piante officinali coltivate in Italia: tra quelle più diffuse rientrano mirtillo nero e zafferano, vite rossa, Ginkgo biloba, passiflora, camomilla, genziana, valeriana, cardo mariano, finocchio, incarnata, camomilla, cipolla, origano, rosmarino, liquirizia, assenzio, aglio, coriandolo, anice, meliloto, carciofo e rabarbaro.

Si può comprendere l’importanza dei prodotti di trasformazione delle piante officinali ricordando che il 50% degli integratori alimentari oggi in commercio è a base vegetale, mentre la distribuzione e vendita di infusi genera un valore al dettaglio di 130 milioni di euro (+7,9% in un anno secondo i dati Iri 2017).

Maggio 2018

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