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a cura di Avatar photo

Quando racconto cosa faccio per vivere e cerco di far capire al meglio di cosa si occupa la materia che tratto, dico spesso: “hai presente quando vai a fare la spesa ed arrivi in cassa con il doppio dei prodotti che avevi segnato in lista? Ecco, in alcuni casi potrei dirti che è colpa mia”.

Sono una visual merchandising designer, lavoro per la grande distribuzione organizzata, e il mio sogno è lavorare con i negozi di quartiere.

Visual merchandising che cosa vuol dire?

La traduzione potrebbe essere più o  meno “visualizzazione della merce” e di fatto ci si occupa proprio di far visualizzare i prodotti esposti in maniera non solo accattivante, ma soprattutto chiara e strategica.

Veicolare, stimolare, ricordare, proporre, formare sono alcuni degli obiettivi che abbiamo noi visual quando lavoriamo sui layout dei punti vendita, sull’organizzazione della merce esposta, sulla didattica di prodotto, su una vetrina, su un’ambientazione e su ogni più piccolo spazio che il cliente attraverserà fisicamente e con lo sguardo, durante l’esperienza di acquisto, che tra addetti chiamiamo shopping experience.

Obiettivo del mestiere del visual merchandiser è far si che le persone investano al meglio, comprendano l’offerta e i plus prodotto, e che di fatto il negozio  e/o il marchio abbiano più clienti e quindi un’attività redditizia.

Ora, come tanti professionisti sono viziata dal mestiere che faccio e quindi per deformazione professionale, quando giro per negozi vedo molto di più di quanto vorrei o dovrei vedere.

Il che da una parte mi porta ad ampliare il bagaglio di esperienze, ma dall’altra mi porta ad avere veri e propri mal di pancia quando vedo, esposizioni caotiche, vetrine agghiaccianti, negozi confusi e sporchi, e quindi di fatto attività che sprecano il proprio potenziale a causa della totale incuria dello spazio e della totale trascuratezza delle esigenze del Cliente stesso, ovvero comprendere, valutare e acquistare in maniera facile.

Per fortuna ci sono tantissimi esempi positivi, tante realtà che usano il visual merchandising e che sanno offrire momenti di spesa tal volta memorabili, da raccontare e da rivivere, ma appunto, non sempre è cosi, soprattutto, mi spiace ammetterlo, nelle piccole attività di prossimità, i negozi di quartiere, quelli che dovrebbero rappresentare il vero commercio italiano, quello fatto di tradizione, artigianalità, competenza e passione.

Quelli che stanno chiudendo.

A luglio e agosto di quest’anno, per ogni nuova impresa commerciale avviata, ben due sono defunte. A giugno 2014 più del 40 per cento delle attività aperte nel 2010 ha chiuso e bruciato investimenti per 2,7 miliardi di euro!” (fonte” Alessandro Ferrucci, Luigi Franco, Vincenzo Iurillo, Andrea Giambartolomei e Ferruccio Sansa  – Il Fatto Quotidiano, Lunedì 23 settembre 2014)

E infatti, quante volte vedo un negozio che “ per me è NO”, detta in stile Xfactor, ed inizio a farmi mille domande:  “Ma che disastro di negozio è questo? Ma come fa a campare se non c’è un cliente uno? Ma chi compra questa merce? Ma si sono fermati al commercio degli anni 80? “  E scommetto che questi sono tutti quei piccoli imprenditori che si lamentano delle tasse, della crisi, del governo, del comune , insomma che vedono al di fuori di loro tutti i problemi, e poi chiudono o rischiano di farlo a breve.

Mi hanno insegnato che le colpe sono nel mezzo, che siamo sempre responsabili, fin dove possibile, del nostro destino: se è pur vero che vi sono questioni sulle quali siamo impotenti, è altrettanto corretto dire che ci sono una marea di ambiti su cui possiamo agire. Uno di questi è sicuramente quello dell’ascolto, come mi ha insegnato l’amica Diana Tedoldi.

Ascolto vuol dire: Ascolta il tuo mercato di riferimento, comprendi se stai offrendo la giusta gamma di prodotti, entra in risonanza con i tuoi potenziali clienti, evolvi la tua attività in coerenza con le abitudini di consumo odierne, orienta il tuo commercio verso una strada profittevole, approfitta delle infinite offerte qualitative che ci sono per sostenere e migliorare il tuo negozio, insomma fa qualcosa!

Perché oggi chi non fa, chiude.

Il Visual non salva dalla crisi, ma mi basta guardare i volti di chi oggi lavora, fa cassetto, gira la testa verso un punto vendita impeccabile e torna a casa stanco ma felice, per dire:  non abbiamo la bacchetta magica, ma una mano la sappiamo dare!

Gennaio 2015. L’articolo è stato pensato e scritto da Dora Binnella

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